Due giorni fa, il Senato ha approvato la riforma costituzionale che attribuisce ai 18enni il voto per eleggere il Senato. La riforma sarà promulgata entro i prossimi tre mesi per consentire di chiedere il referendum confermativo perché alla Camera sono mancati i due terzi.

Cosa cambia?

Con questa riforma la base elettorale delle due camere sarà identica e questo impedirà il formarsi di maggioranze diverse tra Parlamento e Senato. Verrà anche modificato l’articolo 58 della Costituzione che recita: “Al primo comma dell’articolo 58 della Costituzione, le parole: “dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età” sono soppresse”.

Bicameralismo perfetto o inutile?

Il Senato era stato immaginato come un’assemblea “anziana”, secondo i parametri dell’epoca. La maggiore età, 75 anni fa, era a 21 anni. Questa dell’età era solo una delle “differenze” che i costituenti avevano immaginato per sistemare il rebus di quello che poi verrà definito un bicameralismo “perfetto” o “paritario”. Così, il Senato doveva essere più “anziano”, doveva durare un anno di più della Camera e doveva essere eletto con un diverso sistema elettorale, su base regionale.

(via Huffington Post)

Una dopo l’altra queste differenze sono cadute, mentre, non a caso, venivano respinte da referendum le contestuali proposte di riforma del bicameralismo, per trasformare il Senato in una Camera delle autonomie o delle regioni, senza competenze sulla fiducia al governo. La durata è stata omologata, il sistema elettorale è lo stesso, l’età finirà per essere omologata, se non si cambia logica. Cambiare dunque, ma per fare cosa?

Un primo passo avanti

Certo, eguagliare la base elettorale di Camera e Senato potrebbe essere vista come una mossa iniziale per cambiare un sistema che per anni ha garantito efficienza e solidità, ma un sistema previsto per evitare ciò che è stata la Seconda guerra mondiale e il ventennio forse, ad oggi, suona un po’ anacronistico.

Se a livello politico è una vittoria dei 5s – l’unica in questo ultimo periodo, considerando la fine fatta dalla riforma Bonafede – a livello puramente tecnico bisognerà di certo fare altro anche dopo il taglio dei parlamentari per non far mancare una rappresentanza territoriale forte.

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