“Si ride per non piangere”, frase spesso abusata ma che si addice perfettamente alla politica italiana e che diventa ancora più veritiera durante la campagna elettorale. Per fortuna mancano solo due giorni al fatidico 25 settembre e questo strazio di tornata balneare finirà. La sensazione personale è di ‘fuori il dente fuori il dolore’, dolore che a dire il vero dovrebbe diventare gioia per quasi metà degli italiani.

Ma chi tutto sommato non sembra stanco di questa campagna sono proprio i suoi contendenti, impegnati magistralmente nel gioco delle parti che a noi italiani, sotto sotto, piace tremendamente osservare e commentare, nonostante ce ne lamentiamo appena il nostro interlocutore mostra la minima intenzione di voler parlare di politica.

Opossum o tigre?

Contendenti dicevamo. Partiamo dal leader del centrosinistra, Enrico Letta, il quale è stato evidentemente incappucciato mentre faceva lezione nella sua università parigina e portato al Nazareno, altrimenti non si spiega come abbia deciso volontariamente di diventare segretario di un partito in cui è già difficile ricordarsi tutte le correnti.

(Credits: Open)

Comunque, almeno per questa volta, pare che l’opossum (rubo all’ottimo Luca Sofri) abbia timidamente tentato di uscire dalla tana, ma il poco carisma di Letta è evidentemente insufficiente a contrastare il centrodestra lanciato come con mai, che di centro ha solo quello delle freccette a cui gioca Salvini alle sagre di paese. E temo che nemmeno gli occhi della tigre riusciranno ad evitare la débacle; se poi la strategia di convincimento degli elettori è quella “votateci se no vincono gli altri” la frittata è fatta, un po’ come se il cameriere dicesse “guardi come piatto del giorno le consiglio i tonnarrelli al pesto perché il coniglio è proprio insipido”.

Va detto anche che la fortuna non ha aiutato certo il povero Letta, dato che il pulmino elettrico con cui ha girato l’Italia si è guastato due volte, almeno Dibba in moto non aveva di questi problemi.

Dalla Treccani: “narcisismo, atteggiamento psicologico di chi fa di sé stesso…”

Sfortuna è anche avere a che fare con Carlo Calenda, che prima stringe un’alleanza elettorale con il centrosinistra, facendo la primadonna stizzita, e quattro giorni dopo la straccia sparando a zero su Bonelli (che fosse lui il padre di Fabio in Boris?) e Fratoianni, che sono già pallidini di loro e non hanno bisogno di ulteriore stress. Voci a Prati narrano che il terapeuta di Calenda ci abbia ormai rinunciato e abbia aperto un’edicola con il figlio comunista di Calenda che non lo sopporta più, e visto come sono andate a finire le trattative per il ‘fronte repubblicano’ non immagino come debbano essere le riunioni condominiali con Calenda.

Carletto comunque non molla e continua ossessivamente a tirare Draghi per la giacchetta per tenerlo a Palazzo Chigi, tanto che Super Mario è stato avvistato al tribunale di Roma a chiedere un’ordinanza restrittiva nei confronti dell’ex responsabile marketing di Sky, posizione che Calenda ci tiene tremendamente a ricordarci di aver ricoperto, manco avesse pilotato l’Apollo 11.

(Credits: Adnkronos)

Matteo Renzi purtroppo ha offerto poco materiale per cui essere perculato, perché questa volta sembra aver imparato: ha messo da parte il suo ingombrante ego e fatto un passettino indietro (vediamo quanto resiste), facendo fare il lavoro sporco al collega Calenda, così se il 25 settembre va bene, tutti contenti, se va male, la responsabilità ricade sul frontrunner romano. (A proposito di frontrunner, sono costretto ad aprire una parentesi letterale e metaforica per dire che anche basta con i termini importati dagli altri paesi per complessi di inferiorità, a sentir parlare di grandi elettori durante le elezioni del Presidente della Repubblica sembrava di stare in Michigan).

Viva la revolución! ma non sempre

Anche l’avvocato del popolo Giuseppe Conte ha deciso di correre da sé. Prima candidato di seconda fascia con il M5S, poi premier fiero populista (quando ha ricevuto l’incarico me lo sono immaginato come il Michael Scott imbarazzato che stringe la mano a Ed Truck), poi punto di riferimento dei progressisti (Zinga non ci aveva visto lungo), e ora si è reinventato wannabe rivoluzionario grillino per conservare almeno lo zoccolo duro di elettorato pentastellato; gli manca solo di diventare tassista per poi fare il guidatore Uber ed ha fatto l’en plein.

(Credits: Open)

Ed, Edd & Eddy

Passiamo ora a quei burloni del centrodestra (qui immaginatevi shy che fa “AAAHH”), a cui va dato atto che quando si tratta di elezioni se necessario fanno buon viso a cattivo gioco e si presentano compatti. Gli ucraini forse non sono della stessa opinione, dato che Meloni è favorevole alle sanzioni e all’invio di armi in loro supporto mentre il capitano propone di mandare un mazzo di fiori a Putin per chiedergli di fermarsi, ma d’altronde cosa vorranno mai questi viziati nazisti di Kiev da lamentarsi di una innocua operazione speciale.

Comunque, pare proprio che questa volta il giro di giostra tocchi a Fratelli d’Italia, poi arriverà Francesca Cipriani a girare la ruota della fortuna della politica italiana per scoprire di quale nuovo politico si infatueranno gli italiani, salvo scaricarlo alla prima risposta in ritardo rispetto al visualizzato. E visto che nella storia repubblicana ci sono stati più governi che puntate di Beautiful, sposo anche io la tesi che il prossimo probabile governo di centrodestra durerà finché Salvini e Berlusconi saranno stufi di essere messi in ombra da Meloni.

Quest’ultima trae guadagno dall’aver mantenuto una linea bene o male coerente negli anni (cosa molto facile da fare all’opposizione) e per piacere non facciamo finta di non vedere: Meloni non è fascista come il papa non è cattolico. Quindi, genitori, vi conviene registrare il prima possibile le puntate di Peppa Pig in modo da tenere occupati i vostri figli anche dopo che un pazzerello ministro di Fratelli d’Italia avrà deciso che un maialino con due mamme proprio non si può vedere.

Che dire poi di Salvini. Niente infatti, solo che alla lunga un elettore convinto ideologicamente sceglie l’originale anziché la brutta copia che potrebbe interpretare un diffidente Claudio Bisio in Benvenuti al Sud. Aggiungo poi che la sua ormai disperata ricerca dell’attenzione per evitare di essere sovrastato mediaticamente da Giorgia Meloni mi crea un senso tristezza e pietà umana che mai avrei pensato di provare per il Capitano, e vederlo farsi insultare su tik tok all’una di notte non può lasciare indifferente neanche il più accanito dei suoi detrattori. Matteo forza, ti siamo vicini.

Credits: SkyTG24

A proposito di tik tok! Tik – tok – tak, tik – tok – tak, lo sentite?, tik – tok e tak, sta arrivando! No, non è lo spettro del comunismo che si aggira per l’Europa, ma è colui che il comunismo ha sempre detto di averlo combattuto, e che sul comunismo ci costruisce ancora le battute nel 2022, Silvio Berlusconi. Classe ’36, non faremo nessuna battuta sulla sua longevità tirando in mezzo la regina perché ormai abbiamo dato, mi limito solo a dire che la promessa di regalare le dentiere agli anziani vince a mani basse il contest “Proposte assurde da campagna elettorale palesemente targettizzate per un certo elettorato tanto questo elettorato non si accorge che è una presa per il culo”. Tornando a tik tok, sono abbastanza convinto che l’idea di aprire un profilo ad un politico di 85 anni in cui raccontare barzellette trite e ritrite sia venuta da un social media manager trentenne, frustrato dalla spensieratezza della generazione z, che vuol far vedere a questi “ragazzini dei balletti” che il vero successo è quello del grande Silvio.

Credits: La Discussione

Comunque, Draghi intanto ha già prenotato il campo da golf e gli altri candidati che non ho citato mi scuseranno, possono mandare una mail di reclamo a fast.giornale@gmail.com. Infine, voglio chiudere con lui, non lui lvi, ma con Luigi Di Maio. Il suo nuovo partito, Impegno Civico, nel simbolo ha un’ape e la mia mente matura da 23enne non pensa ad altro che “Ape (Di) Maia”. Buon voto a tutti.

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