Lo squadrismo fascista si unisce alla disinformazione

Tra sabato e domenica molte piazze italiane ribollivano e si agitavano al grido di “Libertà!”. Una in particolare, a Roma (Piazza del Popolo ndr), si raccoglieva in chiassoso ascolto di invettive, predicazioni, rigurgiti retorici per poi rifluire caoticamente nelle vie del centro. La costola più riottosa a quel punto si radunava di fronte ad alla sede della Cgil per dare luce ad una versione farsesca e tragicomica dei fatti di Washington.

Quindici minuti di fama

La “Capitol Hill all’italiana” è un esempio plastico di squadrismo misto a irrazionalità e superomismo animato da un gruppo di “patrioti” intenzionati a prendersi i propri cinque minuti di gloria. La sceneggiatura dei fatti di domenica è solo l’ultima delle manifestazioni della tecnica comunicativa del “siamo tantissimi” che ha prodotto il propellente emotivo per questo attacco e più in generale per lo scoppio della giornata di eroica follia dell’uomo qualunque.

La folla romana ha rappresentato l’occasione ideale per una minoranza politica di nostalgici fascisti di intestarsi un consenso che non solo non le appartiene ma che ha nei fatti legami ideologici deboli, riconducibili al rifiuto delle restrizioni legate al Green Pass ed al nudging vaccinale.

crediti: Sky TG24

Il motore sentimentale della protesta

La platea No Vax ha ormai assunto una specifica connotazione sociologica e raccoglie tra le proprie fila un gruppo di individui, prevalentemente tra i cinquanta e sessant’anni, radicalizzati da una disinformazione capillare e da un apparato informativo, che potremmo definire mainstream, che ha a più riprese strizzato l’occhio in maniera ambigua ad allarmismo e mistificazione.

Il motore sentimentale delle manifestazioni si fonda su una profonda incomprensione della realtà e rappresenta il rifiuto categorico della sua complessità in grado di degenerare rapidamente in uno stato di paura e rabbia. Questi elementi hanno senz’altro spianato la strada a gruppi estremisti che attendevano l’occasione giusta per scatenare episodi di violenza e che potessero godere finalmente di un sentimento di legittimazione reciproca.

Chi ha avvelenato i pozzi?

La politica ha risposto con parole di indignazione e condanna, tacendo tuttavia sulle proprie responsabilità. Fratelli d’Italia e Lega, partiti che hanno maggiormente accarezzato le velleità di gruppi e movimenti neofascisti, hanno in un primo momento taciuto sulla “matrice” delle violenze, salvo poi adottare un atteggiamento passivo-aggressivo assumendo i panni della vittima e adombrando scenari complottistici a proprio sfavore.

Tuttavia, a fianco di queste responsabilità, che potremmo definire come “dirette”, ve ne sono altre legate all’avvelenamento del dibattito pubblico operato negli ultimi trent’anni prima dalla macchina mediatica berlusconiana e più recentemente dall’esperimento propagandistico operato da Grillo e Casaleggio. Queste esperienze hanno diffuso nei cittadini un approccio relativistico all’informazione che ha posto le basi per l’accettazione di notizie false propagate con un linguaggio aggressivo e violento.

La piazza di Roma si è riempita così di un popolo allucinato in cerca di responsabili per le proprie paure, tragicamente ha trovato qualcuno più che disposto ad additare “i colpevoli” e capace di usare un linguaggio reazionario a loro congeniale.

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