Resta impresso nella memoria collettiva il sorriso della piccola Antonella, la bambina palermitana che a soli dieci anni ha perso la vita durante una challenge di TikTok. La tragedia ha travolto i familiari e gli amici, ma lascia di stucco tutti noi. ”Il dono più bello che potevamo fare, perchè mia figlia era allegra, generosa, avrebbe fatto così”, ha detto il padre in seguito alla donazione degli organi della figlia, “voleva essere la star di TikTok e ci è riuscita, è finita proprio come voleva lei”.

Il suo cellulare ha ripreso la prova estrema, quella di sfidare la morte con una cintura stretta al collo, dove da mesi spopola tra i giovanissimi la “Blackout challenge”. Dopo cena, la bambina avrebbe chiesto in prestito al padre una cintura, lo strumento fatale che Antonella ha utilizzato per la sfida.

Antonella è descritta dai suoi cari come una bambina social, aveva vari account su Facebook e Instagram, che amava seguire tutorial di bellezza, fare TikTok ballando e cantando. I genitori descrivono la figlia come responsabile ed ubbidiente, motivo per cui si fidavano di lei e non le controllavano il cellulare. Il papà sospetta, infatti, che qualcuno abbia contattato la piccola e l’abbia indotta ad accettare questa sfida. Questa terribile ipotesi è, secondo gli inquirenti, possibile e non si esclude questa pista. Il codice di sblocco dell’apparecchio lo conosceva solo la bambina, di conseguenza i magistrati si sono rivolti ad un esperto informatico.

Parliamo di responsabilità

Si riapre il sempre acceso dibattito, è tutta colpa dei social o anche i genitori hanno in parte responsabilità?

Per molti, i bambini non sono ritenuti capaci di poter gestire in autonomia i social networks, e di conseguenza i rischi che comportano. Secondo il neuropsichiatra Vicari: “Non è colpa solo dei social, ma dei tutori, che non devono dare un cellulare ai minori di dodici anni”

Internet ed i social hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere e stanno modificando radicalmente le abitudini delle nuove generazioni, tanto da diventare parte integrante della nostra vita quotidiana. I soggetti più a rischio sono senza dubbio i giovanissimi che, in molti casi fanno di questi mezzi un uso improprio. Il dramma di Antonella non è un caso isolato, ma solo uno dei tantissimi episodi di morte per causa di challenge. Basta ricordarsi della blue Whale Challenge ed il Choking, alcune delle più note e macabre sfide, spesso pilotate da soggetti pericolosi e manipolatori.

(Foto da Orizzonte scuola notizie)

Non è solo una responsabilità dei social, che a favore della causa possono e devono introdurre restrizioni, sanzioni e norme protettive, specialmente per la tutela dei minori, ma è anche compito di tutti noi in primis promuovere un uso sano e costruttivo dei mezzi: d’altronde, i bambini prendono esempio dai più grandi.

(Foto di copertina da: Wired.it)

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