In un importante esempio di giornalismo investigativo, il The Guardian ha recentemente pubblicato dei documenti scoperti negli Archivi Nazionali che proverebbero che la simpatica Regina Elisabetta avrebbe utilizzato la pratica del “Queen’s Consent” per impedire al parlamento di discutere di più di 1000 leggi che vanno dalla previdenza sociale, alle race relations, alla Brexit, finanche a leggi riguardanti i parcheggi.

(Foto da Ohga)

Il “Queen’s Consent” è teoricamente uno strumento per tutelare le prerogative della corona, ma c’è un ma. È una pratica segreta. E attraverso l’uso di questa pratica la monarchia inglese è riuscita anche ad impedire, negli anni ’70, la discussione di una legge sulla trasparenza che avrebbe reso note le enormi ricchezze possedute dalla famiglia reale. Insomma se a questo aggiungiamo il suo famoso discorso a favore dell’austerity, pare che l’anziana signora con lo scettro e gli abiti buffi non sia poi così apolitica come molti monarchici raccontano.

Ah e come dimenticarci poi di quella volta in cui un emissario reale avvallò la caduta di un governo laburista australiano a cui ne sarebbe seguito uno conservatore. Eh però è anche vero che se non ci fossero loro, come farebbero i tabloid ad andare avanti senza i “matrimoni reali”, i “neonati reali” e in generale senza una famiglia che grazie a titoli anacronistici può vantare oltre che folli eredità, un’effettiva superiorità naturale rispetto ai suoi “sudditi”? Forse è proprio vero che non possiamo farne a meno.

(Foto di coeprtina da: Evening Standard)

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