La nuova proposta dell’amministrazione Biden di interrompere in maniera straordinaria la protezione dei brevetti sui vaccini anti-Covid per aumentarne la produzione a favore dei Paesi poveri ha suscitato un acceso dibattito globale. Tuttavia, le principali big-pharma, da subito indiscutibilmente contrarie all’iniziativa statunitense, ritengono si tratti di uno scenario fortemente inopportuno nella lotta alla pandemia.

A sostegno di tale posizione, l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, spiega come la decisione statunitense non possa costituire un’efficace soluzione alla distribuzione globale dei vaccini, considerate le attuali difficoltà legate all’approvvigionamento delle materie prime, e si rischi al contrario di alimentare la diffusione di vaccini contraffatti.

Inoltre, sulla stessa linea, anche la cancelliera tedesca ha espresso il proprio disaccordo; secondo Angela Merkel, infatti, il vero problema concernente la disponibilità di vaccini non scaturisce tanto dalla proprietà intellettuale, quanto piuttosto dalla limitata capacità produttiva e dagli elevati standard di qualità richiesti.

C’è chi lo sostiene

Diverse invece le reazioni dei leader europei Mario Draghi e Emmanuel Macron che, assieme allo stesso Vladimir Putin, si sono dimostrati favorevoli alla rimozione dei brevetti. Nel frattempo, il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha accolto con grande entusiasmo l’iniziativa statunitense, descrivendola come un “momento monumentale per la lotta contro il coronavirus e un potente esempio della leadership USA.”

Una manifestante si esprime a favore della sospensione del brevetto dei vaccini anti-Covid
(Photo by SAUL LOEB / AFP via HuffingtonPost)

Sarà comunque difficile trovare un consenso diffuso tra i 164 membri dell’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO), la sede presso cui si terranno le difficili trattative per autorizzare la sospensione dei brevetti. Intanto, i Paesi avanzati nella produzione dei vaccini dovrebbero mobilitarsi per incrementarne la produzione e garantire una maggiore esportazione nei Paesi in via di sviluppo dove la campagna vaccinale risulta ancora fortemente rallentata a causa della mancanza di dosi.

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