Uno degli argomenti più discussi nel dibattito pubblico la scorsa settimana è stato l’esito delle prove Invalsi per l’anno scolastico 2020 – 2021 (potete leggerne una piccola sintesi scorrendo il post sulla pagina instagram), ovvero il test che tenta di misurare il grado di preparazione degli studenti in italiano, matematica ed inglese a livello nazionale.

Il comfort della superficie
Probabilmente avrete già letto che i risultati sono stati piuttosto negativi e vari esponenti politici ed opinionisti hanno sfruttato subito l’occasione per scagliarsi contro l’utilizzo della didattica a distanza. Posto che questa non offre gli stessi standard qualitativi e di apprendimento della scuola in presenza, per non citare la mancanza di aggregazione, sembra alquanto semplicistico e qualunquista presentarla come unica causa del peggioramento dell’apprendimento degli studenti e, anche se sembrerà banale, non va dimenticato che non si è trattato solo di seguire le lezioni davanti ad un computer, ma di farlo in un contesto di socialità spesso azzerata e restrizioni forzate ed è facile immaginare come ciò possa aver influito sulle performance scolastiche.

L’elefante nella stanza
È chiaro che la prosecuzione della scuola con le stesse modalità usate durante i lockdown sarebbe deleterio per gli alunni, ma credere che con l’eliminazione della DAD il problema scuola sia risolto è piuttosto ingenuo se non in malafede. La didattica a distanza è uno strumento, andrebbe dunque allargato lo sguardo per capire che il problema della scuola italiana, e quindi della carente preparazione dei suoi studenti, probabilmente si trova nei programmi, nei contenuti e nei metodi di insegnamento e di valutazione, non nel mezzo attraverso cui si fornisce ciò.

I risultati degli Invalsi hanno anche registrato un’ampia disparità di apprendimento fra le regioni del centro-nord e quelle meridionali e un declino maggiore nei livelli di preparazione degli alunni nei contesti socioeconomici più sfavorevoli. Questioni note da decenni, che la pandemia ha solo accentuato, ma è più comodo raccontarci la storiella che tutto tornerà come prima, peccato che anche queste fragilità torneranno come prima, anzi non se ne sono mai andate.