Il prossimo (vicinissimo) 6 Maggio gli scozzesi si recheranno alle urne per nuove elezioni. Apparentemente solo parlamentari.
In realtà c’è ben di più in ballo: un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia dal resto della Gran Bretagna.
Dopo la Brexit
A rinvigorire la possibilità di scissione è stato il successo della Brexit, per cui il 62% degli scozzesi si era espresso contrario (contro il 38% favorevole).
Se al referendum del 2014 molti si erano rivelati scettici all’idea di separarsi dai territori della Corona inglese, dopo l’allontanamento dall’Unione Europea, il “SI” all’indipendenza si è stabilizzato oltre il 50%.
I partiti
Non ci sarà da sorprendersi, dunque, se lo Scottish National Party (SNP), i cui leader si alternano al governo dal 2011, ottenesse la maggioranza assoluta. Una vittoria, quella della Primo Ministro Nicola Sturgeon, che non sembra poter essere intaccata dalle opposizioni, rappresentate dai conservatori (20%) e dai laburisti (15-20%).

A destare qualche preoccupazione potrebbe, però, essere la scissione voluta da Alex Salmond, ex leader dello SNP, che dopo la sconfitta del 2014 aveva lasciato la guida del partito a Nicola Sturgeon. Dopo tre anni lontano dalla politica di Westminster e di Holyrood (sede del Parlamento scozzese) per un’accusa di molestie, Salmond (assolto) ha deciso di fondare un nuovo partito indipendentista: Alba Party.
L’unico rischio è quello che il neo-partito sottragga voti allo SNP, impedendogli di raggiungere l’attuale quasi plebiscito (49%).
Il risultato di queste elezioni sembra già segnato, così come il destino di Boris Johnson. Se lo Scottish National Party dovesse ottenere da solo la maggioranza complessiva, il Premier londinese sarebbe costretto a concedere il referendum sull’indipendenza, esattamente come era successo a David Cameron nel 2014.
Non solo la Scozia
Il Regno Unito, così come lo conosciamo, potrebbe sgretolarsi un pezzo alla volta, a cominciare proprio dalla Scozia. A seguire potrebbero esserci Irlanda del Nord (da tempo sulle orme scozzesi) e Galles, in cui si è cominciato a parlare di indipendenza, a sorpresa, dopo la Brexit.
