Dopo la spinta centrifuga che ha spostato l’elettorato mediamente molto più a destra, Salvini vira e punta al centro. In poco meno di una decina d’anni, il leader leghista è riuscito a sconvolgere totalmente gli equilibri elettorali di una nazione che è sempre stata storicamente legata a tendenze centriste. Sono ormai passati 13 anni da quelle elezioni nazionali in cui Berlusconi, con il “Popolo della libertà”, prese quasi il 40% dei seggi sia alla Camera che al Senato. Invece, al giorno d’oggi, stando ai sondaggi, un ipotetico centro liberale (da Azione a Forza Italia) fatica ad arrivare al 15%.

La svolta nazionalista

Quando nel 2013 Matteo Salvini divenne segretario della Lega Nord molte cose cambiarono all’interno del partito. Quel Salvini che fino a 4 anni prima intonava cori contro il popolo partenopeo fu preso sotto l’ala di Luca Morisi – responsabile della “Bestia”, il soprannome dato al team di comunicazione del “capitano” – e, con l’obiettivo di ottenere un consenso maggiore, trasformò lentamente quel progetto rivendicante un’identità etno-regionalista a diventare un partito nazionale. Anzi: nazionalista, o meglio ancora sovranista.

Non voglio entrare nel merito dell’ipocrisia di una tale svolta, si è già scritto tanto in merito e io stesso mi sono espresso più volte sulla vicenda. Voglio focalizzarmi su altro. Infatti, questa nuova direzione nazionalista intrapresa dal capitano è stata accompagnata dall’introduzione di temi xenofobi e omotransfobici con la scusante di difendere “il popolo e la tradizione italiana”. Il costante richiamo ai temi della destra missina, allora molto taciturna, portarono al risveglio di quell’elettorato “patriottico” (per non dire fascista) che si sentì nuovamente rappresentato.

Questa manovra di geometria elettorale – favorita dal momento di incertezza generata dalla crisi economica e da quella migratoria – consentì a Salvini di ottenere un enorme consenso, in particolare quando riuscì a portare i suoi temi all’interno dell’agenda di governo. Infatti, in poco più di un anno di esecutivo giallo-verde, la Lega raddoppiò i propri voti, raggiungendo il 34% alle elezioni europee del 2019 e il 40% nei sondaggi di due mesi dopo.

Lega in declino, ascesa FdI

Ciò che successe dopo lo sappiamo tutti: Papeete, crollo governo coi 5Stelle e nascita di quello giallorosso. Tuttavia, non cambiò solo l’esecutivo, bensì pure gli equilibri all’interno della coalizione di centro-destra. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, il partito erede dell’MSI e di AN, capì una cosa: Salvini non soddisfaceva più molti dei suoi sostenitori, i quali lo iniziarono a vedere come troppo “moderato” e di poca sostanza. Che poi, fa piuttosto ridere pensare a quel Salvini definito come moderato, ma in realtà è normalissimo: il popolo ultra-conservatore e nazionalista (leggere tra le righe) era ormai svegliato. Ed ecco qui che subentra la nuova paura di Salvini: Meloni-chan (scusate ma dovevo).

Infatti, se da una parte il Matteone nazionale ha sempre fatto l’occhiolino ai fascisti, anche se quasi sempre dissociandosi, la leader missina non ha mai veramente negato il suo rapporto con quel tipo di elettorato, il quale risulta essere il suo pubblico di riferimento primario. Dunque, tutta quella fetta di popolazione che si rivede in un partito di estrema destra ha preferito affidarsi a Fratelli d’Italia, quella forza politica che si presenta come portavoce di quel tipo di istanze.

via Vita

Ed eccoci arrivati al giorno d’oggi. Il partito di Giorgia Meloni ha “rubato” molti sostenitori al partito “verde” e nei sondaggi risulta essere il secondo partito italiano: 20,1% FdI, 21,4% Lega (dati SWG). E ora Salvini ha paura. Infatti, gli accordi all’interno della coalizione della destra prevedono questo: il leader del partito che prende più voti viene proposto come Presidente del Consiglio. E quel “Salvini premier” che fa da sottotitolo al nome del partito leghista risulta essere più che minacciato.

Verso il centro e aria di rottura

Dopo aver mirato a “destra destra” per 8 anni, il capitano punta ora alla (ri)conquista del centro. Già con la formazione del governo Draghi, di cui ricordo la Lega fa parte, si è vista una sorta di svolta moderata. Che poi essa risulti essere solo di facciata è probabile, il trasformismo politico è di casa nelle istituzioni italiane. Tuttavia, il cambio di toni è abbastanza evidente: dall’abbandono dell’euroscetticismo al dialogo con il PD. Sembra quasi un partito nuovo.

E, a proposito, proprio qualche giorno fa Salvini ha proposto la creazione di una federazione, o di un partito unitario, di destra per cercare di creare una forza politica più compatta: “Forza Lega“. Subito è arrivato il “no” di Fratelli d’Italia, mentre la proposta è fonte di spaccatura interna per Forza Italia. Il partito ormai morente dell’ex premier Berlusconi è diviso: da una parte l’ala moderata, che preferirebbe un allargamento verso il centro, quindi con il “polo liberale”; dall’altra, quella fascia che ha sempre avuto ottimi rapporti con la Lega e Fratelli d’Italia.

Dopo essersi tanto amati, sembra incombente una rottura tra Salvini e Meloni. E, anche qui, fa sempre ridere riportare la frase con cui la Isoardi lasciò il capitano:

Non è quello che ci siamo dati a mancarmi, ma quello che avremmo dovuto darci ancora.

Gio Evan
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Di Andrea Miniutti

Sono Andrea Miniutti, ho 21 anni e sono laureato in Studi Internazionali presso l’Università di Trento. Sono il direttore e co-fondatorer di Fast, mi occupo di politica (principalmente italiana) e temi inerenti a mafia e stragismo. Sono un grandissimo polemico.

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