Nell’ultimo periodo è tornata di grande attualità la tensione sul confine tra Russia e Ucraina, una serie di ostilità e conflitti nati nel 2014 in seguito all’invasione dei russi in Crimea e agli scontri tra militari ucraini e gruppi di milizie filorusse nell’Ucraina orientale.
Il grande numero di truppe e carri armati collocati da parte dell’esercito russo nelle vicinanze del confine con l’Ucraina ha spinto molti osservatori e analisti a ipotizzare un intervento militare russo e una possibile nuova invasone in territorio ucraino e il governo russo non ha assolutamente smentito questa ipotesi.
Venerdì scorso, infatti, il portavoce del presidente Putin ha incolpato l’Ucraina di alimentare le tensioni e fatto sapere che sono pronti ad intervenire in caso di “catastrofe umanitaria“; mentre uno dei principali collaboratori di Putin ha dichiarato che la Russia interverrà militarmente per difendere gli ucraini di etnia russa.
Quanti militari?
Nel frattempo gli Stati Uniti continuano ad osservare la situazione con attenzione e hanno fatto sapere, tramite la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, che le risorse militari dispiegate dal governo russo lungo il confine con l’Ucraina è di molto superiore a qualsiasi periodo successivo all’invasione del 2014. Numeri e osservazioni che sono sostenute anche dal governo ucraino secondo cui la Russia ha raggruppato circa 40mila soldati a 300 chilometri dal confine, precisamente nella città di Voronezh e sono state collocate alcune truppe anche in Siberia.
Il grande accumulo di forze militari però è una strategia insolita da parte del governo russo. Negli ultimi anni, la maggior parte delle operazioni militari russe all’estero hanno sempre avuto “il fattore sorpresa” come idea principale.
Ad esempio, proprio l’invasione del 2014 fu eseguita inviando centinaia di membri delle forze speciali che non indossavano alcun segno di riconoscimento della propria identità sovietica, contribuendo così all’annessione della penisola senza il coinvolgimento diretto dell’esercito russo.

In questo caso, invece, il governo russo ha rivendicato la presenza dei militari non lontano dal confine e sta usando il conflitto contro l’Ucraina anche come propaganda interna dato l’avvicinarsi delle elezioni locali previste per Settembre dopo che le proteste degli ultimi mesi conseguenti al caso Navalny hanno messo in difficoltà e gettato dubbi sul partito che guida il Paese. Propaganda che negli ultimi mesi si è spostata sempre più sul piano bellico con i media che sostengono l’annessione della regione del Donbass da parte della Russia.
Propaganda, non espansionismo
Oltre a ciò, la campagna mediatica è stata incentiva anche dalle parole dello stesso Putin, che durante un colloquio con Angela Merkel, ha dichiarato che la Russia è pronta ad un intervento militare per evitare nel Donbass – regione composta principalmente da filorussi – il massacro di Srebrenica, in Bosnia, avvenuto nel 1995. L’Ucraina, dal canto suo, non sta a guardare e rispetto alle precedenti tensioni è parsa più attenta anche se non ci sono fonti certe sia per quanto riguarda un’eventuale controffensiva né riguardo un massacro etnico contro gli abitanti del Donbass ormai apertamente schierati con i russi.

Lo stesso presidente ucraino Zelensky, eletto nel 2019, è passato da un atteggiamento passivo e attento a mantenere un rapporto di tregua ad un atteggiamento più deciso. Ha chiuso alcuni canali televisivi filorussi e marginato dalal scena politica il leader del principale partito filorusso, Viktor Medvedchuk, alleato di Putin a stretto legame dat che il presidente russo è il padrino della figlia. Questo ridimensionamento dalla scena politica di Medvedchuk ha causato non pochi danni alla Russia dati i numerosi interessi commerciali tenuti in Ucraina.
Joe Biden da Washington si è più volte dichiarato contrario all’espansionismo sovietico e la NATO, allo stato attuale delle cose può fare poco dato che l’Ucraina non fa parte di esso. Inoltre nei negoziati di pace tenuti fino ad ora, a cui partecipano oltre a Ucraina e Russia anche Francia e Germania, ha permesso alla Russia di presentarsi come parte mediatrice e non come parte in causa del conflitto.
E ora?
Con l’Ucraina vigile e attenta a non cadere nella provocazione russa, un intervento deciso da parte dell’esercito sovietico potrebbe risultare sconveniente a Putin dato che, di fatto, il Donbass è già controllato dalla Russia. Putin cercherà qualche pretesto per attaccare e completare l’ennesimo atto di forza e capire quanto potrebbero essere pronti Europa e Stati Uniti ad un nuovo conflitto.
La situazione è incerta ma la preoccupazione sale.