Due giorni fa si è tenuto l’annuale discorso sullo stato della nazione da parte del presidente Putin davanti ai membri del parlamento, e lo “zar” ha criticato aspramente l’opposizione che continua a far leva sul caso Navalny, ancora in carcere e in condizioni fisiche definite molto critiche, per poi passare ad attaccare gli avversari esteri.
In particolare, Putin ha attaccato gli Stati Uniti e i paesi occidentali, minacciandoli di una risposta militare nel caso in cui oltrepassassero la “linea rossa”, probabile riferimento alla crisi con l’Ucraina. Tutto questo nonostante il ministro della difesa russo, Sergej Kužugetovič Šojgu, abbia annunciato il ritiro prossimo delle truppe stanziate lungo il confine russo-ucraino, complimentandosi con l’esercito russo per aver dimostrato di poter proteggere il Paese.

Un nuovo Putin?
Quello che però ha destato scalpore nel discorso di Putin è stata la strategia comunicativa applicata, risultata insolita secondo gli analisti rispetto ai discorsi degli anni precedenti. Putin ha concentrato gran parte del discorso sulla politica interna dopo aver passato l’ultimo anno a subire le critiche sempre più aspre da parte dell’opposizione e – nonostante l’assoluto controllo del governo – i suoi consensi sono in calo nell’ultimo periodo.
L’arresto di Navalny – che ha attirato l’attenzione dei paesi occidentali – e la gestione poco brillante della pandemia – che ha accentuato anche la crisi economica già presente in Russia – hanno creato non pochi problemi al presidente russo, il quale è riuscito a placare le proteste solo grazie al controllo totale della stampa e dei media.
Come riferito da Alexei Mukhin, direttore della società di consulenza russa Centro per l’informazione politica, al Wall Street Journal:
“Nei suoi discorsi, Putin spesso tende la mano ai suoi partner per collaborare. Adesso questo palmo si è trasformato in pugno”.