Il 12 giugno gli italiani saranno chiamati a votare per i cinque referendum abrogativi sulla giustizia, in particolare è chiesto l’annullamento di alcune norme relative al funzionamento dell’ordinamento giudiziario. I singoli quesiti soggetti a referendum saranno approvati se alla votazione parteciperà la maggioranza degli aventi diritto (il 50% più uno) e se verrà raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi, ossia il 50% più uno dei votanti.

I cinque quesiti saranno suddivisi in cinque schede di colore differente (rosso, arancione, giallo, grigio, verde), ogni quesito ha un elevato grado di tecnicismo e proprio per tale motivo è necessario conoscere nel dettaglio ciò per cui si vota, soprattutto se si tratta di una materia così delicata come quella della giustizia.

(Credits: ComuneVercelli.it)

Abolizione decreto Severino: scheda rossa

La scheda di colore rosso per il referendum n. 1 è relativa all’abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi; in breve significherebbe abrogare in modo completo la legge Severino.

Tale legge è entrata in vigore in via definitiva il 31 dicembre 2012 e sancisce la non candidabilità o la decadenza dalla carica di deputato, di senatore o di parlamentare europeo delle persone condannate in via definitiva per reati: di mafia o terrorismo, contro la pubblica amministrazione (ad esempio peculato, corruzione o concussione) e per i delitti non colposi per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore a quattro anni. La legge prevede la sospensione temporanea del mandato anche in caso di condanna non definitiva esclusivamente per gli amministratori locali, inoltre la sospensione dall’incarico può durare al massimo un anno e mezzo.

I meccanismi del decreto Severino, e in particolare l’automaticità della sospensione in caso di condanna non definitiva, sono ritenuti dai promotori del referendum strumenti inefficaci e dannosi per i soggetti coinvolti, laddove l’accusa si rivelasse infondata, perciò si ritiene preferibile la valutazione discrezionale del giudice in ordine all’interdizione dai pubblici uffici.

Nel caso in cui dovesse vincere il , ciò significherebbe che la legge verrebbe totalmente abrogata, perciò non solo verrebbe eliminata la parte relativa alla sospensione automatica dall’incarico per gli amministratori locali in caso di condanna non definitiva, ma si darebbe anche la possibilità di candidarsi ai condannati in via definitiva o per lo meno la possibilità di poter continuare il proprio mandato. Ad ogni modo resterà ferma la facoltà del giudice di decidere, caso per caso, se vietare ad una persona condannata in via definitiva di ricoprire incarichi pubblici.

(Credirts: LeggiOggi.it)

Limitazione delle misure cautelari: scheda arancione

La scheda di colore arancione per il referendum n. 2 è relativa all’abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e di esigenze cautelari, nel processo penale. Deve essere tenuto a mente che le misure cautelari sono provvedimenti provvisori e immediatamente esecutivi, disposti dall’autorità giudiziaria, ogniqualvolta ravvisi il pericolo che durante le indagini preliminari o nel corso del processo possano verificarsi eventi capaci di compromettere l’esito del procedimento; esempi di misure cautelari possono essere gli arresti domiciliari, la custodia cautelare in carcere o il divieto di espatrio.

Le misure cautelari possono essere disposte a fronte di gravi indizi di colpevolezza e nei casi in cui ci sia il pericolo di fuga dell’indagato, di inquinamento delle prove, di compimento di nuovi e gravi reati o della reiterazione del reato per cui si è accusati. In quest’ultimo caso, la custodia cautelare si può applicare solo se la pena massima prevista per il reato in questione è superiore a quattro anni, o a cinque anni se il giudice intende disporre la custodia cautelare in carcere.

Nel caso in cui dovesse vincere il sarebbe dunque eliminata la possibilità di motivare una misura con il solo pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede; ipotesi in cui peraltro l’art. 274 lett. c) c.p.p., nella parte oggetto del referendum, già limita l’applicabilità della custodia cautelare, con condizioni ancor più stringenti per la custodia cautelare in carcere.

Deve essere fatto presente che ad oggi le possibilità di applicazione dei provvedimenti di custodia cautelare sono circoscritte al fine di evitare possibili abusi, una loro ulteriore limitazione comporterebbe un rischio per la sicurezza dei cittadini. Anche se, ad onor del vero, negli ultimi anni si è visto un utilizzo sproporzionato di tali misure che dovrebbero rappresentare una mera eccezione.

(Credits: ilReporter)

Separazione delle funzioni dei magistrati: scheda gialla

La scheda di colore giallo per il referendum n.3 è relativa all’abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti (giudici in senso stretto) a quelle requirenti (il pubblico ministero) e viceversa nella carriera dei magistrati.

L’abrogazione delle disposizioni menzionate eliminerebbe del tutto la possibilità per i magistrati di passare una o più volte dalla funzione giudicante a quella requirente (o viceversa) durante la propria vita professionale: il magistrato dovrà dunque scegliere se esercitare la funzione di giudice o quella di pm, e non potrà poi modificare la sua decisione in un momento successivo.

Le ragioni a sostegno del referendum vengono ravvisate negli effetti pericolosi in termini di equità e indipendenza che, secondo i sostenitori del , deriverebbero dalla contiguità tra giudici e pubblici ministeri; deve essere tenuto a mente, però, che in Italia la magistratura è un corpo unico che si differenzia a seconda delle funzioni svolte.

Inoltre, deve essere segnalato che è in atto una riforma del CSM (Consiglio superiore della magistratura) che attiene proprio questi aspetti, prevedendo che i magistrati possano chiedere il passaggio dalle funzioni di giudice a quelle di pm (o viceversa) solo una volta nel corso della carriera.

(Credits: ilReporter)

Equa valutazione dei magistrati: scheda grigia

La scheda di colore grigio per il referendum n .4 è relativa all’abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.

Tra i principali compiti del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei Consigli giudiziari vi è la formulazione di pareri finalizzati alla valutazione di professionalità dei magistrati da parte del CSM; tali organi hanno composizione mista: accanto ai magistrati (componenti togati) ne fanno parte anche esponenti dell’avvocatura e professori universitari (componenti laici).

Attualmente, solo i membri “togati” partecipano attivamente al processo di valutazione dei magistrati, mentre i componenti “laici” sono esclusi. Il referendum prevede invece che anche i membri laici possano partecipare alle valutazioni; aprire alla partecipazione di soggetti estranei all’ordine giudiziario potrebbe incrementare il grado di oggettività dei giudizi sull’operato dei magistrati, sulla base dei quali il CSM dovrà poi procedere alla valutazione di professionalità.

(Credits: LeggiOggi.it)

Riforma del Csm: scheda verde

La scheda di colore verde per il referendum n. 5 è relativa all’abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

La norma vigente prevede la necessità che ogni aspirante candidato raccolga almeno 25 firme tra gli altri magistrati al fine di poter presentare la propria candidatura al CSM. La sua abrogazione, perciò, consentirebbe al singolo di presentare la propria candidatura senza ricercare preliminarmente il supporto di alcun soggetto. La finalità del referendum è ridurre il peso delle correnti all’interno del CSM nell’individuazione dei candidati e, in prospettiva, nell’operare del Consiglio dopo le elezioni.

(Credits: Today)

La stagione dell’astensione?

Certamente oramai i referendum sono una questione più politica che altro. Chi va a votare, o per lo meno la maggior parte, lo fa in base all’indicazione del partito di riferimento, e la cosa è ancora più accentuata se si tratta di referendum così tecnici e complicati che sembrano quasi non avere un tema trainante, o per mostrare che una posizione politica è più forte dell’altra; ma il tutto sempre facendo i conti senza l’oste, nel nostro caso senza l’elettorato.

Cercando di fare delle proiezioni su ciò che potrebbero portare tali referendum, l’esito più attendibile e plausibile è quello della vittoria, ancora una volta, dell’astensionismo.

Infatti, la già poca partecipazione, l’allontanamento dalla politica dell’elettorato e il diffondersi del rifiuto di una classe dirigente che non sentiamo nostra, non fa ben sperare per gli esiti positivi di questi referendum. Se poi aggiungiamo il fatto che la materia toccata non è certo di facile comprensione e che i media e i vari partiti politici di certo non aiutano nella spiegazione di ciò che si andrà a votare, ecco fatto che otterremo un astensionismo che potrebbe aggirarsi intorno al 60 – 70%.

Ancora una volta si leva all’orizzonte una grande sconfitta per la politica italiana. Coloro che sostengono i no di certo ne saranno ben lieti, ma in tutta onestà non c’è nulla da gioire nella vittoria dell’astensionismo; in un suo celebre brano Battiato ricordava “la stagione dell’amore” invece qui sarebbe meglio parlare dell’inizio della “stagione dell’astensione”.

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