La coalizione di destra sta cercando di imprimere nella popolazione un concetto: che spetti a loro la scelta del prossimo Presidente della Repubblica.

Se la sfida per il Quirinale fosse una partita di calcio, la situazione sarebbe la seguente: un pareggio, ma con la destra che detiene il 70% del possesso palla. Infatti, il dialogo pubblico sul prossimo inquilino del Colle ha i fari puntati proprio su quella parte dell’Arco costituzionale, poiché più rumoroso e deciso (circa). Talmente tanto sotto i riflettori che la destra sta cercando di convincere l’elettorato di un presunto obbligo – non morale, ma politico – di elezione di un nome “centrodestrista” al Quirinale. Potremmo chiamarla “tattica Trump”.

Cos’è la “tattica Trump”

Come molti ricorderanno, le accuse di frode da parte di Trump nei confronti dei democratici americani son partite ben prima dell’election day. E, così facendo, l’ex presidente statunitense è riuscito a imporre una narrativa che rappresentasse l’elezione di Biden come frutto di una congiura, creando ex ante un’enorme avversione nei confronti del neoeletto. Una battaglia incessante, che continua ancora dopo ben 14 mesi e che sta dando i suoi frutti in termini di consenso elettorale per i repubblicani. Anzi, per Trump.

Questa tattica, fatta di pretese e condanne, è la medesima che sta mettendo in atto la coalizione di destra italiana, avanzando de facto la pretesa di eleggere un proprio esponente. La previsione di uno scenario futuro, se questa “scelta” parlamentare non avvenisse, risulta automatica: la campagna elettorale (già costante) si intensificherebbe ulteriormente, portando i partiti della coalizione – sicuramente Lega e FdI – a manovrare i fili del dibattito pubblico fino al termine della legislatura. Legislatura che, già al giorno d’oggi, sembra al termine, con un anno d’anticipo. 

Silvio Berlusconi ha proposto una sorta di auto-candidatura (credits: Il Giornale)

Una situazione win-win

È in questo contesto che si colloca la “candidatura” di Silvio Berlusconi. L’ex premier ci crede, fermamente. I suoi alleati, invece, molto meno. Questa auto-nomina, però, può essere un’arma per la coalizione: da una parte, è uno strumento di ricatto per il resto del Parlamento, ottenendo quindi le redini della discussione sui nomi; dall’altra, nel caso in cui né il Cavaliere, né un altro nome proposto dalla coalizione venisse eletto, si presenterebbe l’occasione perfetta per attuare la “tattica Trump”. 

Insomma, quel 70% di possesso palla sembrerebbe pronto a trasformarsi in un goal per la destra, indipendentemente da chi sarà il futuro Presidente della Repubblica.

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Di Andrea Miniutti

Sono Andrea Miniutti, ho 21 anni e sono laureato in Studi Internazionali presso l’Università di Trento. Sono il direttore e co-fondatorer di Fast, mi occupo di politica (principalmente italiana) e temi inerenti a mafia e stragismo. Sono un grandissimo polemico.

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