Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato la legge che gli permetterà di candidarsi per altre due volte alla presidenza e rimanere, di fatto, a capo della Russia fino al 2036.
La legge, modificata tramite referendum costituzionale, vieta ad un presidente russo di rimanere in carica per più di due mandati che siano o meno consecutivi, ma non essendo retroattiva non si applica a chi in passato abbia già ricoperto la presidenza prima dell’entrata in vigore dei nuovi emendamenti.
In sostanza, Vladimir Putin e l’ex presidente Dmitry Medvedev (braccio destro di Putin) potranno candidarsi alla presidenza per altre due volte.
La legge e il referendum
Il referendum, che ha portato all’azzeramento dei mandati, si è tenuto lo scorso luglio e il 77% dei votanti si è espresso favorevole alle modifiche proposte. In politica le situazioni mutano velocemente, ma è lecito pensare che l’attuale presidente rimanga alla guida del paese (data l’assenza di una opposizione) fino all’età di 84 anni.
Oltre a ciò, la legge firmata due giorni fa concede sia a Putin che a Medvedev l’immunità a vita: non potranno essere processati per azioni compiute durante la loro permanenza ai vertici del governo russo.

Se la regola dei mandati può anche essere vista come il tentativo di tenere ben salda la leadership del partito e rimandare la discussione su chi prenderà il suo posto, l’immunità sembra essere più che altro “una perdita di tempo” per assicurarsi una pensione tranquilla e un futuro per la sua famiglia con le enormi ricchezze guadagnate negli anni.
Non siamo più nella Russia zarista, né tantomeno durante gli anni di Stalin, ma negli anni i metodi poco ortodossi del presidente Putin hanno riservato alla Russia un ruolo da protagonista tra le potenze mondiali, tutto ciò nonostante la questione ucraina, il caso Navalny, il Russiagate e lo scambio di informazioni tra forze dell’ordine di altri paesi e diplomatici russi (Italia, ne sai qualcosa?).
L’era di Putin
La stabilità garantita da Putin dal 2000 ad oggi – nonostante la forbice tra ricchi e poveri si sia allargata parecchio – è sotto gli occhi di tutti, ma come è riuscito l’ex agente del KGB negli anni a consolidare la sua posizione e a rendere la sua leadership indiscussa?
Putin si è servito sin da subito di metodi repressivi soprattutto verso intellettuali o giornalisti che provavano a schierarsi contro di lui, denunciando le irregolarità. Oltre a ciò, si aggiunge anche quel tratto asiatico da parte dei russi di preferire l’ordine al potere e di fatto vivere sotto un regime autoritario mascherato da una legge elettorale, di fatto democratica.

Quel sentimento che, oltre cento anni fa, smosse gli animi e portò alla più grande rivoluzione della storia non appartiene più ai russi ed è proprio uno dei più grandi scrittori autoctoni a darci la reale dimensione del pensiero sovietico:
Il popolo ha indubbiamente diritto al potere, ma quel che vuole il popolo non è il potere (solo un due per cento lo desidera), bensì, prima di tutto, un ordine stabile.
Solzenicyn
Si potrebbe continuare il discorso richiamando altri eventi storici o ricercando le cause che hanno portato la Russia a vivere questa fase storica, oppure potrei concludere dicendo che Putin l’idea dei mandati l’ha palesemente copiata a Di Maio e ai 5 Stelle: ma qui la realtà supererebbe di gran lunga la fantasia.