Domenica scorsa i francesi sono stati chiamati alle urne per rinnovare i presidenti e i consiglieri regionali in tutte e tredici le regioni della Francia e in quattro territori d’oltremare. Contestualmente si è votato anche per eleggere i consiglieri dei dipartimenti, ovvero una suddivisione territoriale paragonabile alle nostre provincie.
Com’è andata
Il vero vincitore di queste regionali è stato l’astensionismo, che ha raggiunto il livello record del 67%. Ciò non può essere imputabile solo alla pandemia, ma sottolinea anche una forte sfiducia nel sistema politico e partitico da parte dei cittadini; Le Pen ha definito la bassissima affluenza un «disastro civico» e secondo il ministro dell’interno è «particolarmente preoccupante».
Analizzando i risultati, in nessuna regione un candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti e dunque sarà il turno di ballottaggio di domenica prossima, a cui accedono tutte le liste o i partiti che hanno ottenuto almeno il 10% dei voti, a decretare i prossimi governatori, tuttavia si possono già individuare vincitori e vinti.
Tra i primi vanno annoverati i partiti tradizionali di centro-destra e di sinistra, come Les Républicains e il Partito Socialista, che sono arrivati primi in praticamente tutte le regioni e molto probabilmente trionferanno anche al secondo turno.

I due big devono preoccuparsi
Tra i secondi ci sono Marine Le Pen e il presidente Emmanuel Macron. Il partito di estrema di destra guidato da Le Pen, Rassemblement National, ha vinto solo in Provenza e non si sono verificate quindi le previsioni che lo vedevano ottenere buoni risultati, anzi non è neanche riuscito a confermare le percentuali del 2015.
Il partito centrista di Macron, La République en marche, è andato ancora peggio: ha raggiunto il ballottaggio in otto regioni ma senza essere primo in nessuna e si è fermato all’11% a livello nazionale.

Nella primavera dell’anno prossimo si terranno le elezioni presidenziali e i risultati di domenica possono essere un buon punto di partenza per la destra gollista e i socialisti per presentare un candidato capace di evitare che la corsa alla presidenza sia di nuovo un affare tra Macron e Le Pen.