In Myanmar si è verificato l’ennesimo attacco alla transizione verso la democrazia. Il 1º febbraio, le forze dell’esercito birmano hanno preso il potere con un colpo di stato nel giorno in cui il nuovo Parlamento democraticamente eletto si sarebbe dovuto riunire per la prima volta a seguito delle elezioni tenute lo scorso 8 novembre, largamente vinte dal partito di Aung San Suu Kyi, la Lega nazionale per la democrazia (NLD).

L’esito è stato da subito contestato per brogli dal partito militare sconfitto – Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione (USDP)-, a tal punto che, pochi giorni prima del golpe il generale Min Aung Hlaing, in un discorso tenuto con l’Accademia militare, contemplò la possibilità di abolire la costituzione, affermazione che sarebbe stata subito dopo smentita.

Di Foreign policy

Di nuovo?

Ciò nonostante, l’esercito birmano ha nuovamente arrestato la leader de facto del governo in carica, Aung San Suu Kyi, assieme ad altri esponenti del partito, dichiarando un anno di stato d’emergenza. Nel frattempo, i poteri sono stati trasferiti al capo delle forze armate Min Aung Hlaing, il quale ha nominato 11 ufficiali dell’esercito come ministri del suo nuovo governo e rimosso i 24 ministeri precedentemente esistenti.

A distanza di un mese, le proteste e le dimostrazioni di disobbedienza civile continuano intensamente nelle principali città del Myanmar. La giunta militare ha risposto con una dura repressione, arrestando i manifestanti e minacciando fino a 20 anni di carcere per chi si oppone al golpe. A causa di scontri particolarmente violenti con la polizia e l’esercito, numerosi sono stati i protestanti feriti e uccisi.

Da Il Sole 24 Ore

Strade piene

Tuttavia, le proteste non sembrano arrestarsi. Al contrario, vari gruppi di attivisti per la democrazia hanno esortato la popolazione a protestare pacificamente “facendo rumore” ogni sera alle otto: sono stati suonati clacson, pentole e utensili di ogni tipo. Si tratta di un antico rito birmano secondo cui facendo rumore verrebbero scacciati i demoni. Il largo consenso attorno a questa forma di ribellione ha portato alla nascita della campagna social “Bang Your Pot”, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale rispetto alla situazione del Myanmar. Viene infatti richiesto di postare un breve video in cui vengono battute pentole o altri strumenti per dimostrare la propria vicinanza al popolo birmano.

Nel frattempo, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha chiesto all’unanimità il ripristino della situazione antecedente al colpo di stato, condannando le violenze dei militari sui manifestanti, senza tuttavia imporre sanzioni a causa dell’opposizione di Cina, Russia, India e Vietnam. Anche il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione di condanna, così come il presidente degli USA Joe Biden, definendo il golpe militare “un attacco diretto alla transizione del paese verso la democrazia e lo stato di diritto”.

(Foto di copertina da: Il Sole 24 Ore)

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