Reagire al mondo globalizzato: il comunismo della postproduzione

Nel suo saggio intitolato “Postproduction – come l’arte riprogramma il mondo”, Nicolas Bourriaud, critico d’arte e curatore francese, analizza il fenomeno artistico della postproduzione. Ma che cos’è?
Postproduction è un termine tecnico del linguaggio audiovisivo, con cui ci si riferisce a tutte le operazioni (montaggio audio e video, assemblaggio di ulteriori materiali visivi e sonori, aggiunta di effetti speciali, sottotitolazione) che si effettuano su materiale già registrato e che, quindi, vengono realizzate al termine delle riprese.
Bourriaud mutua questo termine e lo adatta ad un certo tipo di pratica artistica, quella del mondo globalizzato.
A partire dagli anni ’80, le opere d’arte cominciano ad essere create sulla base di opere già esistenti: si lavora con materiali che sono già in circolazione sul mercato culturale, in cui i concetti di originalità e creazione scompaiono, per lasciare spazio alla più ampia categoria della creatività.
Dunque, si potrebbe pensare ad una sorta di “comunismo artistico”, dove non esistono copyright, proprietà o diritti d’autore.

Maurizio Cattelan, Senza titolo, 1993. Crediti: AuctionFR

Originalità e creazione lasciano spazio alla creatività

Gli artisti della postproduzione, allora, non distinguono più tra il loro lavoro e quello degli altri, così come non creano differenziazioni tra le proprie azioni e quelle del pubblico, nel momento in cui si relaziona alle loro opere.
Il primo passo per fare postproduzione? Semplicemente, appropriarsi di una forma o di uno oggetto già esistente e modificarlo, rielaborarlo, riproporlo in un frangente del tutto nuovo. Questo processo di appropriazione ha il suo punto di origine nel ready-made duchampiano. Duchamp stesso è fermamente convinto che l’appropriazione sia già un’operazione artistica, senza aggiungere nulla di più.
Jeff Koons, l’artistar protagonista del precedente episodio di Fast Art, è l’emblema di questo fenomeno della postproduzione!
Gli artisti della postproduzione si mettono alla ricerca di possibili risposte alla globalizzazione della cultura e dell’arte: in un mondo pieno di forme già collaudate, storie già scritte, architetture già costruite, l’arte non reagisce più citando o superando le opere esistenti, ma tende a rimettere in gioco elementi già esistenti.

Alcuni lavori degli artisti della postproduzione

Vi sono delle opere emblematiche che permettono di delineare la postproduzione, a cominciare dal video Fresh Acconci del 1995, dove Mike Kelley e Paul McCarthy fanno interpretare le performance di Vito Acconci a modelli e attori professionisti.
Nel 1993, Maurizio Cattelan espone Senza titolo, una tela che riproduce la celeberrima Z di Zorro sul modello dei tagli di Lucio Fontana.
Xavier Veilhan, nel ’98, produce l’opera La Forêt, con il feltro marrone che richiama i lavori di Joseph Beuys e Robert Morris.
Nella sezione “Aperto” della Biennale di Venezia del 1993, Angela Bulloch espone il video Solaris, dal film di fantascienza di Andrei Tarkovskij, sostituendo la colonna sonora con i propri dialoghi.
24 Hour Psycho, realizzato nel 1997 da Douglas Gordon, è una proiezione del film di Alfred Hitchcock, rallentato in modo tale che il film abbia una durata complessiva di ventiquattro ore.
Anche noi, nella nostra quotidianità (e senza accorgercene) abbiamo sicuramente dato vita ad un tipo di postproduzione! In quale occasione? Per esempio, facendo zapping con il telecomando da un programma ad un altro: nel momento in cui facciamo zapping, ci appropriamo di singole immagini estrapolate ogni volta da programmi televisivi differenti e dunque ci costruiamo noi stessi un nuovo e personale programma.

Il gioco della postproduzione

E allora l’arte, sempre secondo quell’anti-artista che è Marcel Duchamp, non è altro che un “gioco tra uomini di tutte le epoche” e la postproduzione è la forma contemporanea di questo gioco.
Dunque, nel panorama che la pratica della postproduzione delinea, ogni opera d’arte non è più un punto d’arrivo, ma al contrario un punto d’origine. O, viceversa, sarà invece il punto d’arrivo per l’artista che l’ha creata e, contestualmente, il punto di partenza per un altro artista che se ne approprierà in seguito.

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