Come ben sappiamo, nel corso dei secoli il genere umano ha dovuto affrontare pandemie ed epidemie di ogni genere, talvolta con un costo economico ed umano anche molto alto. Non sempre però è stato possibile armarsi di mascherine, tamponi e DPCM, dato che i modi in cui tali morbi vennero affrontati sono stati influenzati sia dal tipo di malattia, sia dalla conoscenza medica posseduta nel momento storico preso in esame.
La Peste di Giustiniano
Una delle epidemie considerate fra le più devastanti nella storia è stata la Peste di Giustiniano, diffusasi principalmente nei territori dell’Impero bizantino, la quale prese il nome dell’Imperatore di allora, appunto Giustiniano. Tale morbo, a partire dall’Egitto Occidentale, ha iniziato a diffondersi in tutto il Mediterraneo dal 541 d.C., raggiungendo addirittura la capitale dell’Impero, Costantinopoli.
L’epidemia di peste è stata ben documentata da Procopio di Cesarea, uno storico bizantino, il quale, oltre a descrivere nei minimi dettagli il modo in cui la malattia si manifestava e il numero, approssimativo, di persone morte a causa di essa, ha descritto anche il modo in cui gli abitanti dell’Impero reagirono: commercio, lavoro e, in generale, la vita delle persone si fermarono quasi completamente, molti infatti avevano paura ad uscire di casa per timore di contagiarsi, mentre gli unici rimedi che vennero implementati furono bagni caldi per permettere al “male” di uscire dal corpo delle persone.
Laddove era possibile, i morti venivano seppelliti, ma ben presto a causa dei troppi decessi (Procopio parlò addirittura di 10 mila decessi al giorno nella sola Costantinopoli) i cadaveri iniziarono ad essere abbandonati per le strade, pratica che permise una maggior diffusione del virus.
La Peste Nera
La seconda grande e tristemente nota epidemia affrontata dall’uomo fu la Peste Nera che si abbatté sull’Europa a metà del Trecento; in realtà essa non fu nulla di nuovo: il virus della Peste Nera, lo Yersinia pestis, fu lo stesso della Peste di Giustiniano. Proveniente dall’Oriente, essa venne portata in Europa da navi mercantili genovesi che ne permisero la diffusione nel Vecchio Continente: nel giro di tre-quattro anni la popolazione europea diminuì di 30 milioni di persone.

Ma quali furono le reazioni dell’epoca davanti a questa epidemia? Nonostante fossero trascorsi diversi secoli dalla prima comparsa dello Yersinia pestis, le conoscenze mediche non furono in grado di spiegare come la malattia si diffondesse e come si potesse debellarla, quindi medici e teologi iniziarono ad elaborare delle proprie teorie e rimedi per la malattia.
Gli uomini di scienza la consideravano la conseguenza di una cattiva congiunzione di astri che aveva corrotto l’aria e per questo consigliavano salassi, ovvero incisioni delle vene per permettere la fuoriuscita degli umori cattivi e grandi fuochi di erbe aromatiche per disinfettare l’aria.
La Chiesa, invece, considerava la Peste Nera un castigo divino per i peccati commessi dagli uomini, peccati che, secondo gli ecclesiastici, dovevano essere espiati attraverso processioni religiose, le quali non ebbero altro effetto che peggiorare il contagio diffondendo ancor di più il morbo. Non solo: la volontà di alcuni di espiare le colpe per fare in modo che la malattia sparisse portò al fenomeno dei flagellanti, individui che si colpivano con una frusta per strada chiedendo la grazia di Dio e le quali esibizioni terminavano spesso con linciaggi e massacri di ebrei, considerati deicidi, in quanto fecero crocifiggere Cristo, e quindi untori e diffusori della peste.
Oltre a queste soluzioni, altre misure vennero prese in considerazione, le quali ebbero un maggior successo, quali l’isolamento nelle campagne, l’isolamento e talvolta il divieto agli stranieri di entrare in città.
Il vaiolo
Sebbene meno conosciuta, ma dalle conseguenze ugualmente nefaste, fu la malattia conosciuta come vaiolo: di origini sconosciute, quando esso giunse in Europa trovò un punto di partenza per espandersi anche nel resto del mondo, grazie a colonizzazione ed esplorazioni.

Degna di nota è la diffusione del virus durante il ‘500 nel Nuovo Mondo a partire dall’isola di Hispaniola (oggi Haiti): gli indigeni ne vennero colpiti in modo particolare, a causa dell’assenza di anticorpi nel loro organismo che potesse difenderli da un malattia che prima dell’arrivo degli europei non era presente sul suolo americano; essa fu fondamentale per la conquista di Incas e Aztechi da parte dei conquistadores.
In Europa il vaiolo imperversò durante tutto il XIX secolo con numerose epidemie ed è importante sottolineare come, a partire dal I secolo d.C. divenne una malattia stabile anche in Cina. Proprio da qui, infatti, venne elaborato il primo metodo di prevenzione del vaiolo: introdurre nelle narici polvere di croste vaiolose; tale metodo venne ripreso dagli europei nel XVIII secolo, i quali inziarono ad inoculare le suddette polveri utilizzando aghi.
La spagnola
Il secolo scorso, infine, ha conosciuto un’altra grande pandemia, oltre a quella dell’AIDS: la pandemia di influenza spagnola.
Chiamata erroneamente così poiché i primi casi vennero registrati in Spagna, anche se in realtà la malattia iniziò a diffondersi fra i soldati nelle trincee della Grande Guerra (ma non se ne parlò a causa della censura militare), si diffuse soprattutto grazie al ritorno a casa dopo il conflitto degli eserciti che combatterono in Europa.
Iniziata sui campi di battaglia durante la primavera del 1918, la spagnola durò circa un anno, ma le sue conseguenze si fecero sentire fino al 1921. Inizialmente presa alla leggera dai giornali, l’attenzione nei suoi confronti aumentò nel momento in cui i sintomi, e soprattutto le complicazioni respiratorie, si moltiplicarono.
Quando la guerra ancora imperversava in Europa, tutte le risorse mediche venivano concentrate nello sforzo bellico, quindi le persone non disponevano di una copertura sanitaria; inoltre, per non aggravare la situazione economica dei Paesi belligeranti, la decisione circa la chiusura di teatri, cinema e negozi venne rimandata ai prefetti o ai comuni (le economie, in ogni caso, si trovavano già in una situazione critica per assenza di manodopera nelle fabbriche e nei campi).
Disinfezioni e altre misure igieniche non vennero eseguite e i governi erano poco propensi ad imporre quarantene (e furono rare quelle efficaci); un elemento che ci è familiare tutt’oggi, però, venne utilizzato: alle persone venne consigliato, e talvolta anche imposto, l’utilizzo di mascherine per evitare la diffusione della malattia.

Ovviamente, questi sono solo alcuni esempi di pandemie ed epidemie che il genere umano affrontato: nella Storia ve ne sono state molte di più ed ognuna è stata affrontata dal popolo o dai popoli colpiti, in maniera diversa, sia sulla base della conoscenze scientifiche, e delle credenze religiose come abbiamo visto, caratterizzanti il periodo storico in cui la malattia si è diffusa, sia sulla base di esperienze passate, sia sulla base del tipo di morbo affrontato.