Il che vuol dire che se entro un anno non si possono ricominciare a fare i live – ma live veri, non seduti, non in streaming, live – sarò costretto a cambiare mestiere, a cambiare nazione sicuramente. Perché questa nazione mi ha solo rubato i soldi, mi ha tolto il lavoro e ha distrutto i miei sogni. […] Chi dice di approfittarne del tempo che sto chiuso per scrivere o non riesce a capirlo perché non fa’ musica oppure se la fa e dice così è perché la fa per dei motivi diversi dal mio.»
Ketama126, Instagram Stories, 08/02/2021
Lo sfogo del rapper Ketama126 fa sicuramente capire l’attuale situazione del mondo musicale italiano: zero live, i primi tour che si vedono programmati dal vivo partono dal 2022.
La situazione del mondo live musicale è al limite del baratro: nel solo 2020 l’AssoMusica ha stimato le perdite del settore in 350 milioni di euro.
Se vogliamo analizzare anche l’indotto derivante da tutto il commercio che deriva dal contesto di un concerto, le perdite arrivano a 950 milioni.
“I ricavi da copyright sono calati di oltre il 30%”, ha affermato l’ad della Federazione Industria Musicale Italiana Enzo Mazza: “Per fortuna lo streaming ha attutito le perdite”.
Le richieste delle aziende del settore musicale
Se il Governo ha previsto nel Decreto i ristori di 600€, le aziende che lavorano nell’industria musicale non ci stanno.
Sospensione di tasse e contributi dai 12 ai 18 mesi, estensione a 18 mesi dei voucher previsti per i concerti live annullati, creazione di un bonus cultura per la musica e di ridurre l’IVA al 4% per musica e spettacoli.
Il Decreto “Cura Italia” ha introdotto le misure emergenziali per lo spettacolo: 130 milioni per l’anno 2020, ma non bastano.
Sono queste le richieste: il Governo tentenna, non sono previsti live a breve ma c’è un caso a Barcellona che apre le speranze per il futuro immediato.
Il caso “Apollo” a Barcellona: live e zero positivi
Il 12 dicembre nella discoteca “Apollo” nella città catalana, c’è stato un concerto dal vivo grazie a uno studio universitario, che prevedeva la presenza di 463 persone.
4 performance per una durata totale di 5 ore, si poteva partecipare con le seguenti misure di sicurezza: test antigenico rapido, consegna all’entrata di mascherine N95, ventilazione del locale costantemente monitorata e fila ai bagni scaglionata.
Dopo 8 giorni tutti i partecipanti hanno rifatto il tampone. Positivi? ZERO. Pure tutto lo staff è risultato negativo, solo due steward che controllavano l’entrata all’esterno del locale hanno contratto il Covid, ma in maniera asintomatica.
Questo case study può far vedere la luce in fondo al tunnel anche qui in Italia? Ai posteri l’ardua sentenza.