Il presidente Ortega blocca la cultura

Se è vero che tra i 10 diritti del lettore proposti da Daniel Pennac il primo riguarda il “diritto di non leggere” l’opzione di non leggere perché viene impedita la circolazione dei libri non è invece contemplata nel decalogo dello scrittore francese.
Probabilmente però il presidente del Nicaragua Daniel Ortega non ne è a conoscenza dal momento che nelle scorse settimane ha bloccato alla dogana le copie di “Tongolele no sabía bailar”, romanzo di Sergio Ramírez (vincitore nel 2018 del Premio Cervantes, il più importante riconoscimento per gli autori di lingua spagnola).
Il leader del Fronte di Liberazione Sandinista (FSLN), movimento di ispirazione marxista, da poco rieletto non senza polemiche per la quarta volta consecutiva, ha accusato lo scrittore di “riciclaggio di denaro e di beni” e di “minare l’integrità nazionale, tramite provocazioni e istigazione alla rivolta”.

Sergio Ramírez (Crediti: Il Nicaragua censura i suoi scrittori – Sergio Ramírez – Inti Ocon, Afp)

Una repubblica solo sulla carta

Il primo a minare l’integrità nazionale è tuttavia proprio Ortega che ha reso quella che dovrebbe essere una repubblica presidenziale un regime dittatoriale.

Già nel corso del primo mandato (1985-1990), pur promulgando la prima costituzione nicaraguense e istituendo una commissione di pace, assunse delle decisioni controverse, come l’abolizione dei diritti civili.

La politica aggressiva e prevaricatrice del leader sandinista è ripresa a partire dal 2007, quando dopo tre sconfitte consecutive, ha vinto le elezioni come Presidente del Nicaragua.

In questi quattordici anni non ha esitato a ricorrere a forme di violenza per intimidire avversari politici e oppositori, accusandoli di crimini contro lo stato (emblematico il caso delle ultime elezioni con l’arresto di sette candidati alla presidenza in pochi mesi).

Anche il rapporto con scrittori e giornalisti non è certamente idilliaco: nel 2008 denunciò la stampa internazionale schierata contro le leggi anti-aborto proposte dal Paese latino-americano, nel 2015 tentò di ottenere, senza successo, il controllo dei media online e nel 2018 fece arrestare cronisti sia stranieri che nicaraguensi impegnati a documentare le proteste scoppiate a causa di una riduzione dei programmi di assistenza per la popolazione.

Manifestazione pacifica di protesta contro il governo Ortega (Crediti: El grito en las calles de Nicaragua: “¡Que se vaya Ortega!”Carlos Herrera)

Un panorama letterario florido

Eppure la tradizione letteraria nicaraguense è una delle più importanti dell’America Latina con tre nomi, noti a livello internazionale, che spiccano su tutti: Rubén Darío, Ernesto Cardenal e Gioconda Belli.

Il primo, attivo tra fine Ottocento e inizio Novecento, diede avvio al movimento letterario del Modernismo, in risposta al dominio culturale spagnolo.

Cardenal, che inizialmente abbracciò il movimento rivoluzionario sandinista, si rese invece protagonista tra il 1984 e il 1990 di una crociata di alfabetizzazione che permise ad oltre il 50% della popolazione di imparare a leggere e scrivere.
Nel 1994 abbandonò il FSNL, diventato ormai un movimento di proprietà esclusiva di Ortega.


Ernesto Cardenal e Gioconda Belli in un’opera del pittore Sergio Michielini. (Crediti: Poeti del Nicaragua – Poetas nicaragüenses – La bottega del pittore)

Anche Gioconda Belli aderì al partito sandinista di cui curò le relazioni internazionali fino al 1994 quando, come Cardenal, mise da parte la politica attiva a causa di alcune divergenze interne. La scrittrice di Managua ha proseguito e sta proseguendo l’opera di diffusione della letteratura latino-americana nel mondo, processo che Darío aveva avviato, tanto che in Italia viene tradotta già a partire dagli anni Ottanta. Attualmente inoltre è presidente del PEN, associazione di scrittori e giornalisti che tuttavia in Nicaragua Ortega ha sospeso.

La speranza, seppur flebile, è comunque quella che Ortega ritorni sui propri passi il più rapidamente possibile anche perché, come sostiene lo scrittore francese Michel Houellebecq, “vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi”.

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