La scorsa primavera è stata particolarmente significativa per la Scozia.

Il 6 maggio gli scozzesi si sono recati alle urne per le nuove elezioni parlamentari. Il partito ad esserne uscito vincitore è stato lo Scottish National Party e la sua leader, Nicola Sturgeon, è stata nuovamente eletta Prima Ministra della Scozia.

Una promessa l’ha portata ad essere rieletta: un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Un referendum in programma per il 2023. Il primo si tenne nel 2014 e vide la vittoria di chi voleva rimanere in UK con il 55%.

La prima ministra della Scozia Nicola Sturgeon (crediti: AGI)

La volontà degli scozzesi non sembra quella di abbandonare la corona inglese ancora, ma certo è che, dalla Brexit, la possibilità di rendersi indipendenti e rientrare in Europa sta convincendo più di quanto non abbia fatto la campagna elettorale.

Il Segretario di Gabinetto agli affari esteri, Angus Robertson, si sta occupando della questione:

“Se si tratterà di scegliere tra uno stato europeista e membro dell’UE, una Scozia indipendente o la Gran Bretagna di Boris Johnson e della mini-Brexit, penso che la gente voterà per l’indipendenza”

Il dibattito ad Holyrood (così è chiamato il Parlamento di Scozia) deve ancora essere affrontato, ma l’opposizione sembra debole e lo SNP è convinto di poter convertire in “sì” il 20% degli scozzesi che dai sondaggi risultano ancora indecisi sulla possibile indipendenza.

Il parlamento scozzese ad Edimburgo (crediti: Wikipedia)

Cosa ne pensa l’Europa

Nonostante le questioni di politica estera siano materia di Westminster, non lo sono in modo esclusivo.

Politiche di livello culturale, economico e commerciale che riguardano la Scozia sono direttamente gestite da Scotland House, che può vantare diverse sedi nelle capitali dei Paesi del Nord Europa, con cui il Regno Unito ha sempre avuto uno stretto rapporto bidirezionale.

Proprio le capitali europee in questione (Copenaghen, Berlino, Bruxelles, Dublino…) hanno visto di buon occhio la rielezione della Sturgeon e soprattutto della sua vittoria. La percezione generale è che la Scozia si stia identificando come una “potenza” indipendente dalla leadership di Boris Johnson.

A dimostrarlo sono anche le trattative che stanno prendendo il via tra Edimburgo e USA, Cina, Canada, Pakistan e India, in cui potrebbero sorgere, nel corso dell’anno, delle nuove sedi, non inglesi, ma scozzesi.

Opportunità, questa, a cui sicuramente ha contribuito la COP26, tenutasi a Glasgow, che ha visto Nicola Sturgeon intervenire in prima persona sulla politica climatica, parlando degli obiettivi scozzesi appunto.

La Scozia sta ampliando i propri orizzonti. Resta da capire cosa ne sarà dei propri confini, ma per questo dovremmo aspettare il prossimo anno.

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Di Chiara Ciatti

Neo-trentina dalla C aspirata; vivo di sport, femminismo e caffè. Sono una studentessa universitaria polemica, con sempre la macchina fotografica in una mano e il passaporto nell'altra. Fast è il progetto che credo mi aiuti ad esprimermi al meglio.

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