La reazione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina e lo scoppio della guerra ha visto unito tutto l’occidente. Supporto economico e militare è stato promesso all’esercito ucraino e alle truppe di resistenza sia dagli Stati Uniti che dai Paesi più facoltosi del Nord Europa.
Tra questi ci sono Finlandia e Svezia, che recentemente (18 maggio 2022) hanno presentato la domanda formale di adesione alla NATO.

Ad opporsi con forza all’ingresso dei due Paesi nell’Alleanza Atlantica è stata la Turchia, che ne fa parte dal 1952, e i motivi sono molteplici.
L’estradizione di rifugiati curdi
Il presidente turco Erdogan ha accusato Helsinki (soprattutto) e Stoccolma di proteggere e aver accolto cittadini curdi, considerati terroristi dal governo di Ankara perché membri del Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan).
Sono 30 i curdi che Erdogan vuole barattare con il suo sì per l’ingresso dei due paesi nella NATO, dato che è necessaria l’unanimità dei membri. Le trattative tra le parti sono già cominciate, ma fino ad ora il rischio di violazione dei diritti umani in Turchia è troppo alto (il che, rappresenta anche uno dei motivi per cui la richiesta della Turchia di entrare nell’Unione Europea sia in sospeso da anni).
A rendere ancora più teso l’accordo sulla questione è il fatto che tra i 30 nomi indicati da Ankara ci sia anche quello di Amineh Kakabaveh che, ad oggi, siede nel Parlamento di Stoccolma.
“Non sono né sono mai stata parte del Pkk, Ma non è importante: chiunque lavori per i diritti umani dei curdi, a favore dell’autodeterminazione curda o contro Daesh è chiamato da Erdogan «terrorista». I curdi hanno combattuto contro l’Isis, in prima linea. Come curdi chiediamo il rispetto dei nostri diritti in tanti paesi diversi”.
Amineh Kakabaveh
L’embargo delle armi
Anche in questo caso la Turchia ha accusato gli scandinavi, nel corso degli anni, di aver finanziato militarmente il popolo curdo, a discapito proprio di Ankara, e di aver sottoposto il proprio Paese ad una corsa agli armamenti senza precedenti.
La prima ministra di svedese, Magdalena Andersson, però smentisce, sostenendo che la Svezia abbia sempre mantenuto la propria neutralità senza fornire alcun tipo di supporto armamentario o finanziario ai gruppi terroristici del Medio Oriente.
Lo stesso vale per la Finlandia, che si è trovata al tavolo di confronto in Turchia proprio la scorsa settimana.

L’unica speranza, quindi, è un accordo tra le parti, ma le richieste dei due Paesi per l’ingresso nella Nato hanno fatto storcere il naso: vale davvero la pena perdere la neutralità costruita e portata avanti da decenni?