Fare sport aiuta il benessere psicofisico dell’individuo. Da sempre.
Un mantra che ogni sportivo si ripete e ripeterà alle generazioni a seguire, almeno fino a quando non arriverà alle categorie agonistiche e le competizioni importanti; tipo i campionati europei o mondiali… o le Olimpiadi.
Un esempio pratico di questa estate.
Sul momento ha fatto scalpore il ritiro della campionessa americana Simone Biles dopo il grave errore al volteggio, che ha costretto la nazionale a stelle a strisce a sostituirla per la finale.
Ma davvero c’è da sorprendersi?

Gli atleti che gareggiano ad un così alto livello, in ogni disciplina, sono sottoposti ad uno stress notevole, motivo per cui negli ultimi (a prenderla larga) dieci anni circa tutte le rappresentazioni nazionali hanno integrato nel proprio organico la figura dello psicologo dello sport.
Uno specialista di cui si era sottovalutata l’essenzialità.
Oltre il risultato
Le grandi competizioni sono solo la punta dell’iceberg di uno sportivo professionista; alle sue spalle: allenamenti spesso estenuanti, sacrifici e rinunce sono un contorno che non viene mai menzionato quando viene sollevata una coppa o messa al collo una medaglia. Ma ci sono.
Tutti i trofei vinti e quelli ancora da vincere raccontano storie di fatica e sudore, dove “niente è dovuto, ma tutto è da conquistare”.
Ed è esattamente a questo punto che subentra il concetto, non troppo utilizzato, della mente come muscolo. Un muscolo che deve essere allenato con costanza. Il più forte del nostro corpo e il più fragile allo stesso tempo.
Sedute di confronto, terapie… niente di strano se valutate nel complesso? Niente di strano in ogni caso. Una sconfitta che dal divano di casa può sembrare banale, può essere invece devastante per l’atleta perdente.
Sottovalutare le ripercussioni, a breve o lungo termine, di un trauma (nello sport come nella vita) può portare a grandi sconfitte; lavorare su di esse, invece, a vittorie senza precedenti..
Come la vittoria di Tamberi o l’abbandono delle Olimpiadi da parte di una ventiquattrenne. La ginnasta più forte del mondo.

L’equilibrio tra corpo e mente, a questo punto, risulta essenziale e primario. Anche se nei secoli abbiamo trasmutato il concetto, gli antichi ci avevano visto lungo con “mens sana in corpore sano” e forse sarebbe il caso di ritornare a ripetercelo.
crediti immagine in copertina: Lucas Maia Maciel – Medium