Il lusso

Qualche settimana fa è uscito sulla piattaforma Amazon Prime Mucho Mas, un documentario sulla vita di Gianluca Vacchi, imprenditore milionario, dj e star dei social network o come si definisce lui stesso nel film: “una popstar del lifestyle”, al che se non ho vomitato poco ci è mancato, ma d’altra parte giusto Amazon poteva prestarsi a una squallida romanticizzazione del lusso e della superficialità come questa. Ho visto il “documentario” sulla vita di Gianluca Vacchi con il piglio agguerrito di una persona ragionevole che si aspettava un’inutile autocelebrazione in primis e una celebrazione del denaro e della fama in generale, come una sanculotta con la ghigliottina pronta e affilata perché in una società giusta i milionari non dovrebbero esistere. Ed effettivamente mi sono trovata davanti a questo: esibizione del lusso più sfrenato e retorica spicciola del “se vuoi una cosa vai e te la prendi”, perché evidentemente se non hai quello che vorresti è colpa tua, non delle circostanze che ti hanno fatto nascere in una famiglia che non si può permettere tutto quello che si può permettere Gianluca Vacchi.

La famiglia

(Credits: Zazoom)

La vita sopra le righe e la strafottenza delle convenzioni sono però bilanciate dalla sacralità della famiglia, perché va bene vestirsi stravagante e fare video di balletti da caricare sui social (e non mi soffermo sulle denunce dei collaboratori domestici perché sarebbe fin troppo facile dimostrare che questi milionari pensano di poter comprare le persone e il loro tempo più che la loro forza lavoro) però un baluardo del conservatorismo come la famiglia non può mancare e quindi lacrime e dichiarazioni smielate per i genitori, che gli hanno sempre dato tutto (ma va? E non ti passa per la testa che forse è per quello che sei diventato quello che sei?) e amore incondizionato per la moglie e per la figlia, ragioni prime della sua vita. Dunque in larga parte Mucho Mas è quello che ci si aspetta da un prodotto del genere, ville con piscina a Miami o in Costa Smeralda, automobili da sogno e l’ostentazione di un lusso che non è male perché, come ci tiene a precisare Vacchi, se l’è meritato e se l’è costruito da solo. Quindi questa bella retorica che fa urlare “dove ti nasconderai quando scoppierà la rivoluzione?”, che fa sperare in una rivolta del personale domestico e fa fantasticare una scena alla Parasite, con magari in sottofondo Gianni Morandi, per altro conterraneo di Vacchi, è presente eccome; e da un personaggio del genere effettivamente non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso.

Vietato invecchiare

(Credits: Leggo)

Quello che non mi aspettavo è stata la punta di tristezza che mi ha lasciato questo documentario, quando sono partiti i titoli di coda ero forse più intristita che indignata e questo sentimento proprio non me lo perdonavo perché i ricchi si ghigliottinano, non si compatiscono. Vedere un più che cinquantenne che si veste e si comporta come un ragazzino mi ha fatto una grande pena; il fatto è che Gianluca Vacchi, al pari di molti altri personaggi famosi e non, non accetta di invecchiare. La camera iperbarica, la crioterapia, gli allenamenti ossessivi in palestra, il mostrarsi con dei vestiti attillati e francamente ridicoli, l’esposizione sui social e anche l’aver sposato una modella di trent’anni più giovane sono tutti tentativi di sfuggire al tempo che, ahimè, passa anche per lui. Gianluca Vacchi si vanta spesso di fare, cito testuale, “il cazzo che gli pare” e il fatto di avere svariati milioni in banca e di potersi permettere di comprare e fare qualsiasi cosa gli passi per la mente probabilmente alimenta la sua illusione di essere libero e di tenere il mondo intero e il suo stesso destino in pugno ma in ultima analisi chi c’è di più succube di una persona che teme così tanto la vecchiaia e la morte da comprarsi una camera iperbarica? L’ossessione di Gianluca Vacchi per l’invecchiamento è la stessa che troviamo nelle star di Hollywood che ricorrono a interventi di chirurgia che spesso finiscono per cancellare i loro connotati e certo che prendersi cura del proprio corpo e cambiare qualcosa se non ci piacciamo è un diritto sacrosanto ma chiediamocelo perché quando ci guardiamo allo specchio non ci piacciamo mai e quando vediamo le prime rughe diamo di matto, e questo vale per noi comuni mortali come per i milionari e le star dello spettacolo, la differenza sta nel fatto che loro possono permettersi di fermare il tempo e noi no. Gli standard della nostra società sono talmente irraggiungibili che gli unici che li possono veramente raggiungere sono i ricchi e se le Kardashian (cito solo un esempio fra le migliaia che potrei fare) sono rifatte dalla punta del naso ai piedi e se Gianluca Vacchi dorme in una camera iperbarica, si ammazza di flessioni e si veste “da giovane” non è perché così si piacciono di più o perché si sentono meglio con se stessi ma piuttosto perché vivono in una società che non permette di invecchiare. E tra tante donne, che chiaramente sono le vittime principali di questo paradigma perché una donna che invecchia è carne da buttare, con buona pace di Anna Magnani e delle sue rughe di cui andava tanto fiera, ogni tanto ci casca anche qualche uomo. La nostra è la società dell’immagine e dell’apparenza e nessuno è veramente libero dai canoni imposti e anzi paradossalmente chi ne è più schiavo sono proprio le persone che si possono permettere tutto, anche di rincorrere gli standard più inavvicinabili.

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