Il vertice mondiale sul clima, tenutosi in occasione della Giornata mondiale della Terra, ha rappresentato un grande punto di svolta per il rilancio di un impegno internazionale a guida statunitense nella lotta contro il cambiamento climatico. All’evento hanno partecipato quaranta leader di Paesi responsabili dell’80% delle emissioni globali per sostenere una cooperazione urgente volta a dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030. Diverse sono state le posizioni dei principali leader partecipanti.

Le posizioni

Il presidente Joe Biden ha annunciato la necessità di tagliare le emissioni del 52% entro il 2030 per poter efficacemente contrastare le drammatiche conseguenze della crisi climatica, come disastri naturali, diffusione di malattie e nuove epidemie. 

La partecipazione di Xi Jinping denota, invece, la volontà cinese di cooperare multilateralmente in materia di sviluppo sostenibile, pur dichiarando l’intenzione di raggiungere il picco delle emissioni per il 2030, per poi ridurle gradualmente entro il 2060. 

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo l’approvazione della Legge europea sul clima, ha dichiarato due ambiziosi obiettivi perseguibili a livello europeo: il taglio del 55% delle emissioni inquinanti entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050. È stata inoltre rimarcata la centralità di finanziamenti innovativi e di tecnologie ecosostenibili, così come la necessità di tassare ulteriormente il carbonio per agevolare una transizione più verde nei paesi europei. 

Sebbene non sia stato raggiunto alcun accordo internazionale di natura vincolante e gli obiettivi temporali prefissati non siano particolarmente ravvicinati, ciò che è evidentemente emerso dal Leaders Summit on Climate è una volontà ampiamente condivisa di affrontare le principali sfide ambientali a livello multilaterale, nonostante alcuni tra i più grandi paesi inquinanti, come Brasile, India e Russia, si siano astenuti dall’assumere impegni ambiziosi nel breve e lungo periodo.

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