John Rawls nacque a Baltimora il 21 febbraio 1921. Dopo essersi laureato a Princeton in filosofia politica, si arruolò nell’esercito americano nel 1943 dove poté assistere al bombardamento di Hiroshima, evento questo che lasciò una traccia indelebile nella sua mente. Tornato dalla guerra proseguì i suoi studi a Princeton dedicandosi alla filosofia morale, per poi trasferirsi per un periodo a insegnare all’università di Oxford. Dal 1962 in poi, ha insegnato ininterrottamente ad Harvard per quasi quarant’anni, fino alla sua morte, avvenuta a Lexington il 24 novembre 2002.

La filosofia

La corrente di pensiero di cui Rawls fu il capostipite è definita liberalismo egualitario. A questa teoria è dedicato il suo principale libro: A Theory of Justice del 1972. Rawls per spiegare questa sua idea si riallacciò al contrattualismo, tanto in voga nei filosofi del XVIII secolo da Kant a Rousseau, dando però a questo ragionamento una nuova matrice.

(Foto da: Opinio Iuris)

Il neocontrattualismo di Rawls parte dall’idea che le regole della giustizia debbano essere stabilite, secondo un esperimento del tutto mentale, da persone che si trovano dietro ad un “velo di ignoranza”, vale a dire non consce del proprio ruolo nella società e delle proprie peculiarità e attitudini. Partendo da questo presupposto Rawls ritiene che, indubbiamente, queste persone si accorderebbero in modo da stabilire due principi validi per tutti.

Ogni persona ha un uguale diritto alla più estesa libertà fondamentale, compatibilmente con una simile libertà per gli altri.

Le ineguaglianze economiche e sociali sono ammissibili soltanto se sono per il beneficio dei meno avvantaggiati (principio di differenza).

John Rawls è considerato unanimemente il più influente filosofo politico contemporaneo. La teoria della giustizia rawlsiana è secondo il filosofo ed economista premio nobel Amartya Sen: “di gran lunga la più influente ed importante che sia stata presentata in questo secolo”.

Nel giorno del centenario della sua nascita ricordiamolo con una frase di un’attualità disarmante che proferì in un accesso dibattito contro Milton Friedman:

Il modo in cui stanno le cose non determina il modo in cui dovrebbero essere

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