Il 19 Maggio, in un incontro virtuale, il presidente cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin hanno preso parte alla cerimonia per l’inizio dei lavori di 4 nuovi reattori nucleari che saranno costruiti in Cina – con tecnologia russa. Come hanno confermato i due leader, l’inaugurazione dei reattori potrebbe rappresentare un nuovo inizio per il partenariato russo-cinese, con Putin che ha affermato che “le relazioni tra Russia e Cina hanno raggiunto il livello più alto della storia”.
Yang Jin, un esperto di affari russi all’Accademia Cinese di Scienze Sociali, ha descritto l’iniziativa come una risposta alle crescenti pressioni provenienti dall’Occidente. Con l’amministrazione Biden e l’Unione Europea sempre più intransigenti in materia di rispetto di diritti umani, l’avvicinamento tra Mosca e Pechino rappresenta una necessità strategica. Per Yang la costruzione di questi reattori apre la porta ad altre collaborazioni riguardanti “L’accordo sul nucleare dell’Iran, lo spazio, la riforma delle Nazioni Unite, e il cambiamento climatico”.
Su quest’ultimo punto in particolare i due leader si sono spesi. “Combattere il cambiamento climatico è un obiettivo comune a tutte le nazioni. […] La Cina e la Russia dovrebbero promuovere ulteriori progetti cooperativi a basse emissioni ed adottare un ruolo costruttivo nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” ha detto Xi. La svolta nucleare rappresenta inoltre un importante sviluppo nella politica energetica nazionale cinese, dal momento che la Cina è ancora molto dipendente dal carbone, e necessita di sempre più energia per soddisfare il suo tasso di sviluppo.
L’iniziativa non va però scambiata per una ritrovata alleanza, la competizione Mosca-Beijing persiste infatti su numerosi dossier. La Russia rimane il giocatore più debole, e questo potrebbe renderla strategicamente dipendente dalle risorse cinesi. Ma Putin per mantenere la sua libertà di manovra dovrà diversificare il suo supporto, e qui le necessità sino-russe divergono. Mosca e Cina si trovano infatti in competizione sul dossier indiano, sull’espansione cinese nell’ex spazio sovietico, e sugli interessi che entrambe le nazioni nutrono per la regione artica.