L’agonia del governo di Boris Johnson sta volgendo al termine. Dopo mesi di scandali, sconfitte elettorali e tensioni interne, il primo ministro inglese è stato costretto a rassegnare le dimissioni a seguito della dimissione di ben 38 membri del governo. Le dimissioni, che saranno effettive soltanto in autunno, hanno aperto la corsa all’interno dei Tories per succedere all’uomo della Brexit.

I nomi in lizza
La successione come primo ministro e quindi come leader al governo dei Tories è stata fin da subito molto movimentata. I candidati devono passare il vaglio del Comitato 1922, l’organo elettivo dei conservatori inglesi, e solo con un sufficiente appoggio possono sperare di proseguire la propria campagna. Attualmente, dopo l’ultima scrematura, sono 6 i nomi che hanno abbastanza sostenitori per cercare di ottenere la carica di Johnson.
Kemi Badenoch milita tra i conservatori dal 2005, avendo ricoperto cariche di rilievo all’interno del governo, come quella di Minister for Equalities, occupandosi quindi di discriminazioni di genere, e Minister for Local Government. Ha sostenuto Johnson fino all’ultimo, per poi dimettersi dalla sua posizione quando la situazione è divenuta critica. Alle ultime votazioni è stata supportata da 40 parlamentari Tories.
Suella Braverman è stata una delle più fiere sostenitrici della Brexit ed è una dei candidati più a destra nella successione. È giunta a questa fase con un numero risicato di sostenitori, appena 32 rispetto ai 30 necessari per continuare la corsa al 10 di Downing street.
Il terzo nome, con 67 parlamentari alle sue spalle, è quello di Penny Mordaunt, da sempre pro Brexit, un passato al Ministero della Difesa, si differenzia dagli altri candidati per il suo aperto sostegno alla comunità LGBTQ+.

Viene poi il favorito alla successione, Rishi Sunak, ex Cancelliere dello Scacchiere, ossia Ministro delle Finanze, con 88 sostenitori. È passato dall’essere uno dei più fidati uomini di Johnson alla pedina del domino le cui dimissioni hanno scatenato la crisi del premier.
Un altro nome forte è quello di Liza Truss, ministra degli esteri supportata da 50 parlamentari. La Truss si colloca su posizioni molto conservatrici, specialmente nei confronti delle questioni sull’identità di genere, e appare timida anche nell’esporsi con decisione alla lotta al cambiamento climatico.
Infine Tom Tugendhat, con 37 voti alle spalle, ex militare che si differenzia dagli altri candidati per una netta separazione delle proprie posizioni da quelle di Boris Johnson.

Le chiavi di volta
Per uscire vittoriosi nella successione all’ex primo ministro, i candidati conservatori dovranno convincere quanti più colleghi possibili. Non mancheranno certamente logiche di tipo clientelare o supporti basati su promesse, ma ci si può fare un’idea delle possibilità di ognuno anche in base alle loro posizioni sulle questioni che stanno più a cuore all’opinione pubblica inglese.
Secondo un sondaggio di You Gov i problemi più impellenti per i cittadini britannici sono l’economia, la salute e le questioni relative all’immigrazione, tallonate a brevissima distanza da quelle di carattere ambientale. Anche su questi punti si baserà la successione a Johnson, considerando che i Tories cercheranno, per quanto possibile, di eleggere un nuovo primo ministro che sappia presentarsi come adeguato a rispondere a questi problemi.
Per quanto riguarda l’economia, non ci dovrebbero essere grandi divisioni tra i candidati, ma questioni come l’ambiente e l’immigrazione potrebbero essere la chiave di volta. Proprio l’emergenza climatica potrebbe essere il tallone d’Achille di Sunak, per ora il favorito, che non ha mai espresso una posizione chiara sul tema, mentre invece Kemi Badenoch e Penny Mordaunt hanno saputo interpretare meglio questa esigenza.