La storia è ciclica.
Ma i suoi cicli sono irregolari.
Quando avviene un dato evento, non sai quando si ripeterà, ma con gran probabilità sai che si verificherà nuovamente: non sai, però, se a distanza di un mese, un anno o un’era geologica.
Uno dei principali problemi dei nostri giorni è che con l’avvento di Internet la società e il tempo sono diventati fluidi, sgusciano via. E questa fluidità è una grande nemica della memoria storica.
A un osservatore attento, però, ciò che è successo dapprima negli Stati Uniti e poi in Russia in questo gennaio 2021, non può sfuggire l’analogia di questi due eventi, apparentemente inconciliabili, con un terzo evento avvenuto nel gennaio di sedici anni fa: LA RIVOLUZIONE ARANCIONE.

Mai prima della Rivoluzione Arancione, si era parlato con tanta insistenza di brogli elettorali all’interno di un’elezione in un sistema almeno all’apparenza democratico come quello della repubblica presidenziale in Ucraina, che vigeva all’epoca degli avvenimenti e vige tutt’ora.
Cosa ci ricorda questo? Senza dubbio l’insistenza con cui Donald Trump nel recentissimo passato ha fomentato i suoi sostenitori con le accuse infondate di brogli elettorali nei confronti del partito rivale arrivando a generare la pericolosa situazione del 6 gennaio 2021, che ha portato all’assedio di Capitol Hill.
Un’altra cosa da tenere ben presente è che la storia e ciclica sì, ma gli eventi non si ripetono mai esattamente uguali, questo fondamentalmente per due motivi, le cause e gli effetti variano in base al contesto in cui avvengono gli eventi, e il contesto in cui si presenta o ripresenta un determinato evento non sarà mai lo stesso.
Detto questo c’è da dire che sia le cause che le conseguenze della denuncia dei brogli elettorali nelle due circostanze sono state molto diverse. Concentrandoci sulla differenza a prima vista più evidente si nota subito come in Ucraina i brogli denunciati siano effettivamente stati riscontrati dalle autorità competenti e le elezioni su ordine della Corte Suprema Ucraina si sono tenute nuovamente.
Ciò che sta avvenendo invece in Russia, con le proteste in tutte le principali città, presenta invece analogia molto più marcate con gli eventi della RIVOLUZIONE ARANCIONE, questo per via del fatto che il contesto politico sociale russo e ucraino sono molto simili e interdipendenti.
La grande somiglianza degli eventi è causata anche da un immobilismo politico e sociale in questi due stati che non ha portato a un gran cambiamento negli ultimi 20 anni, garantendo così che le condizioni fertili per il realizzarsi di una rivoluzione siano rimaste pressoché immutate.
Scalfendo la superfice degli eventi si può notare inoltre che le analogie presenti fra ciò che sta succedendo oggi in Russia e quello che è successo in Ucraina sono molte di più e molto più importanti: innanzitutto i metodi di disobbedienza civile, in secondo luogo la figura del leader dell’opposizione, Yuschenko prima e Navalny ora, il tentato avvelenamento da parte del potere del leader dell’opposizione stesso è un altro elemento di continuità, e come ultimo e principale elemento di continuità è impossibile non citare il contesto politico di corruzione, oligarchia e democrazia “illiberale” presente in entrambi i contesti sopracitati e che ha generato queste proteste.

Possiamo allora avvalerci della storia per cercare di capire cosa avverrà nel prossimo futuro in Russia, partendo da ciò che è già successo in Ucraina.
Fin da subito era chiaro che le elezioni presidenziali in Ucraina nel 2004, rappresentavano un crocevia fondamentale per una nazione che dopo la caduta dell’URSS era rimasta divisa in due aree di influenza, a ovest la maggior parte della popolazione propendeva per l’ingresso nell’Unione Europea e l’adesione in toto dei suoi valori fondativi, mentre a est l’influenza russa era ancora molto marcata. Questa contrapposizione Est-Ovest era insita anche nei due candidati a quelle elezioni: da un lato il delfino dell’ex presidente Kuchma, Yanukovich che con la sua politica di conservatorismo sociale e la sua sfrontata tutela degli oligarchi del paese era appoggiato dalla maggioranza della popolazione dell’Ucraina orientale. Dall’altro lato Yuscenko, autore di una politica che basava le sue fondamenta nella lotta alla dilagante corruzione e l’ingresso nell’UE e nella NATO.
Nonostante i sondaggi delle settimane precedenti il giorno delle elezioni sembravano propendere per una vittoria con discreto margine da parte di Yuscenko arrivati al giorno delle elezioni il distacco fra i due candidati, anche a causa di documentati brogli elettorali, si era azzerato completamente e vedeva i due candidati distanziati da solo mezzo punto percentuale (Yuscenko 39,8%, Yanukovych 39,3%). La legge elettorale vigente all’epoca, in caso di vittoria di un candidato al primo turno con meno del 50% dei voti, stabiliva la necessità di un ballottaggio, e così fu. Il 22 novembre si tornò al voto e contro ogni previsione Yanukovych, risultò con il 49,6% dei voti il candidato più votato, contro il 46,9% dei voti dell’avversario. Ma tutto ciò andava in totale contrapposizione con tutti i sondaggi svolti dai media, che, nelle previsioni di minor scarto fra i due candidati, davano comunque Yuscenko avanti di almeno cinque punti percentuali.
L’opposizione non perse tempo e mobilitò le piazze in modo da sfruttare il collante politico e la propulsione data dalla vicenda dei lampanti brogli elettorali. Le più disparate frange politiche aderirono alle proteste contro i brogli, da frange europeiste a frange democratiche passando per gruppi di destra talvolta anche molto radicali per arrivare a ferventi nazionalisti e molte altre forze politiche. Per definire questo agglomerato di forze politiche appartenenti alle più disparate correnti di pensiero si è soliti usare il termine “nazionalismo civico”, inteso come la combinazione di nazionalismo e democrazia nel perseguire l’obiettivo comune del rovesciamento del potere.
Questa serie di proteste sortì gli effetti desiderati e la Corte Suprema, con un atto mai avvenuto fino a quel momento, sancì l’invalidità delle elezioni e stabilì il 26 dicembre come la data del terzo turno delle elezioni. Questa volta il controllo si fece più serrato e non vennero più denunciati brogli, tali o presunti, come nelle precedenti sessioni di voto. Non a caso il voto si rivelò essere molto vicino a quello dei sondaggi precedenti alle votazioni, e con il 55% dei voti Yuscenko divenne il presidente della Repubblica Ucraina.
Non passò molto tempo che la coalizione arancione salita al potere iniziò pian piano a perdere la sua spinta progressista ed europeista. Già a partire dal 2006 e per circa un anno ci fu la coabitazione fra Yuscenko come presidente della Repubblica e Yanuchocyc come primo ministro. E dopo una serie di crisi politiche ed istituzionali la fine degli effetti politici generati dalla rivoluzione arancione coincisero con l’elezione a presidente della Repubblica dello stesso Yanukovych, il nemico numero uno della rivoluzione, nel 2010.
Yanukovych stesso fu poi costretto a dimettersi nel 2013 quando a seguito della mancata adesione all’Unione Europea e il progressivo riavvicinamento alla Russia scoppiarono le rivolte dell’Euromaidan, che furono anche la scintilla che diede l’avvio alla CRISI POLITICA DELLA CRIMEA, che ha portato in seguito all’annessione della Crimea da parte della Russia.
Arrivati a questo punto è inevitabile chiedersi: QUALI LEZIONI I CITTADINI RUSSI POSSONO IMPARARE DA QUELLO CHE è SUCCESSO IN UCRAINA?
Prima lezione: L’UNIONE FA LA FORZA. Non c’è tiranno, non c’è oligarchia, non c’è stato in grado di reggere all’urto di proteste di massa perpetrate con costanza per un lungo periodo di tempo.
Seconda lezione: LA PARTE DIFFICILE NON è CONQUISTARE IL POTERE MA MANTENERLO, come afferma anche Machiavelli ne “il Principe”.
Perché come ci insegna la Storia mettere da parte le proprie idee per far fronte contro il nemico comune è POSSIBILE. Mentre governare insieme in momento di pace, appoggiando valori differenti e talvolta antitetici (come europeismo e nazionalismo nel caso della RIVOLUZIONE ARANCIONE) è MOLTO DIFFICILE… talvolta IMPOSSIBILE.
(Foto di copertina da: russiancouncil.ru)