In un mondo dove la schiavitù – dopo lunghe battaglie – è stata abolita, le diseguaglianze sociali non dovrebbero esistere, no? Ecco, quella realtà rimane nel mondo delle idee, “nell’iperuranio” si potrebbe dire con platoniche parole.

Durante il caotico 2020 abbiamo assistito alla rinascita dei movimenti sociali globali, Black Lives Matter in primis, che hanno riportato al centro la questione delle disuguaglianze sociali, lotte figlie di una società che non ha ancora assimilato appieno i concetti basilari del cosmopolitismo. È proprio da questa repressione che scoppia la rabbia che conduce, a sua volta, alle rivolte.

Nella confusione generale delle prime manifestazioni, molti gesti simbolici hanno fatto storcere il naso anche a chi era favorevole alla protesta, ma quello che mi ha colpito maggiormente è stato l’abbattimento (e lo sfregio) di alcune statue. Queste raffiguravano personaggi importanti per le città in cui erano locate, talvolta per il Paese intero, ma presentavano alcuni tratti controversi.

(Foto da Internazionale)

In Italia

Prendiamo, ad esempio, il caso italiano. Il bersaglio è stata la statua di Indro Montanelli, situata a Milano e raffigurante uno dei giornalisti italiani più (aggiungerei tristemente) noti. Il motivo dell’imbrattamento è che Montanelli partecipò alla spedizione fascista in Etiopia, portando a casa come “trofeo” una sposa bambina, un’“abissina” di appena 12 anni. Molti altri lo fecero, in quanto per loro queste giovani ragazze erano solamente oggetti, schiave.

Ecco, l’abbattimento non lo sostengo, nemmeno di una personalità controversa: la storia ci insegna che va studiata per evitare di commettere gli stessi errori, inoltre una persona non andrebbe giudicata per idee che egli aveva in un determinato contesto storico. Più che altro, io mi chiedo: perché erigere una statua a Indro Montanelli, semi-dichiaratamente fascista e personaggio più che controverso?

Forse è proprio questo il punto, il fatto che non ci si riesca a sradicare da tradizioni conservatrici e becere che non ci consente di superare una volta per tutte il problema delle diseguaglianze.

Ma la lotta continua, per un mondo migliore e più equo.

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Di Andrea Miniutti

Sono Andrea Miniutti, ho 21 anni e sono laureato in Studi Internazionali presso l’Università di Trento. Sono il direttore e co-fondatorer di Fast, mi occupo di politica (principalmente italiana) e temi inerenti a mafia e stragismo. Sono un grandissimo polemico.

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