Si è concluso pochi giorni fa il viaggio in Russia dell’Alto rappresentante dell’UE, Josep Borrell. Prima di lasciare Mosca, il capo della diplomazia dell’Unione Europea ha reso omaggio a Boris Nemtsov, figura di spicco dell’opposizione russa assassinato sei anni fa nel cuore della capitale, recandosi sul luogo dell’omicidio. Questo atto di commemorazione non è bastato a placare le polemiche nate dopo l’incontro con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in cui Borrell è apparso troppo morbido riguardo alla condanna dell’oppositore Alexey Navalny e al rispetto dei diritti umani da parte del governo russo. È anche accusato di non avere reagito agli attacchi lanciati dal ministro russo all’Unione e agli Stati Uniti.
Sembra che circoli già una lettera indirizzata alla presidente della Commissione Europea von der Leyen nella quale l’europarlamentare estone Riho Terras, del gruppo del PPE, chiede le dimissioni dell’Alto rappresentante. Nella lettera, nella quale Terras si esprime al plurale lasciando intendere che raccoglie le volontà non solo personali, l’europarlamentare si dice “estremamente preoccupato dagli umilianti sviluppi” della visita di Borrell a Mosca, che ha “fortemente danneggiato la reputazione dell’Unione europea“.
Prima della visita, Mosca aveva annunciato l’espulsione di diplomatici tedeschi, svedesi e polacchi, accusati di aver preso parte alla manifestazione a sostegno dell’oppositore Navalny. Invece di collaborare, Lavrov ha optato per “una presa in giro” per mostrare di non voler tener conto dell’UE prediligendo gli USA. Questo atteggiamento si era già palesato dopo l’elezione del presidente americano Biden, quando Putin aveva detto di voler normalizzare i rapporti con Washington, ignorando quelli con Bruxelles. Mosca, conclude Mikhelidze, non considera l’UE come un interlocutore unico, vuole migliorare i rapporti solo con Germania e Francia: “il resto non conta, il ministro degli Esteri, il Cremlino, non prendono sul serio Bruxelles come attore globale“. Ciò accade perché – come evidenzia Carnegie Europe – l’UE non ha una strategia unitaria in politica estera, gli Stati membri non riescono a superare i propri interessi particolari.
(Foto di copertina da: euroactivity.com)