Deja-vu. Le durissime proteste che in questi giorni sono esplose in Irlanda del Nord, stanno passando un po’ sotto traccia, ma la questione è ben più ampia.
Partiamo dall’inizio: il fulcro della questione è l’accordo tra l’UE e la Gran Bretagna, che ha di fatto tenuto l’Irlanda del Nord all’interno del marcato europeo: questo ha comportato ostacoli burocratici nei commerci (già pesanti in precedenza) tra Ulster e Londra.
Se non si fosse agito così, sarebbe servita una barriera fisica lunga 499 chilometri di costa, tra Irlanda e Irlanda del Nord per preservare l’Accordo del Venerdì Santo del 1998: questo “blocco” con Londra ha causato penuria di rifornimenti dei supermercati, con l’assalto dei cittadini per comprare le scorte di cibo.
Il funerale e lo scoppio delle proteste in Irlanda del Nord
Le tensioni erano altissime già nelle scorse settimane, poi il fatto causante delle proteste è stato il funerale di Bobby Storey, ex membro storico dell’IRA (organizzazione paramilitare storica che voleva l’indipendenza dell’Irlanda del Nord da Londra) a cui hanno partecipato oltre 2.000 persone (ne erano consentite 30).
Il tutto però con la complicità del capo della Polizia Simon Byrne che ha deciso di non perseguire penalmente i partecipanti al funerale: da venerdì scorso sono scoppiate così le proteste degli Unionisti (filo-britannici).
Oggi si riunirà l’Assemblea dell’Irlanda del Nord ma i due partiti principali, il Democratic Unionist Party (DUP) e Sinn Féin si stanno letteralmente scannando e ciò non lascia presagire nulla di buono.
Nel 2022 verranno pubblicati i censimenti e probabilmente per la prima volta nella storia di Belfast, i cattolici supereanno i protestanti: potrebbe essere il passo decisivo per l’Irlanda unita.
Nel frattempo le proteste si stanno facendo sempre più dure: 51 agenti feriti da molotov e moltissimi arresti tra i “Millenials”: la più giovane ha 13 anni. E in questi giorni sono previste manifestazioni dei Lealisti…
(Foto di copertina di AP Photo/Peter Morrison via Il Post)