L’INPGI (Istituto Nazionale Previdenziale dei Giornalisti Italiani) è quello che rimane della cassa privata che ha gestito il sistema previdenziale della categoria dei giornalisti italiani e che, a partire dal luglio 2022, entrerà nel sistema di previdenza nazionale (l’INPS). Fino ad oggi l’INPGI ha gestito le pensioni dei giornalisti italiani applicando un sistema retributivo particolarmente favorevole: le quote versate infatti godevano di tassi d’interesse sensibilmente più alti (2,66%), soprattutto se confrontati con quelli del precedente sistema pensionistico italiano (2%).

Negli anni la crisi editoriale che attraversa il giornalismo italiano ha indebolito la capacità dell’Istituto di autofinanziarsi, ciò ha reso insostenibile il vecchio sistema di calcolo delle pensioni, ma la scarsa volontà di riformare il sistema (aggiustato solo parzialmente nel 2017) ha portato ad un accumulo, anno dopo anno, del passivo. Le sorti dell’INPGI non sono, tra l’altro, molto lontane da quelle che il sistema previdenziale nazionale affronta: rapido invecchiamento della popolazione, sistema produttivo che fatica ad innovarsi, calo dei fatturati e con essi dei contributi che dovrebbero finanziare le pensioni in essere (spesso troppo generose).

Questo sistema ha prodotto un debito di quasi 250 milioni di euro che ora sarà l’INPS a doversi accollare in toto. Sembrano invece essere cadute nel vuoto le proposte di una maggiore equità nel processo di collettivizzazione degli errori della categoria dei giornalisti italiani. Ad esempio l’ex presidente dell’INPS Tito Boeri aveva proposto di stanziare un contributo di solidarietà per le future pensioni trattenendo il 5% delle esistenti superiori ai 9500 euro mensili; tuttavia iniziative come questa non sembrano essere state prese in considerazione. La bancarotta dell’INPGI d’altronde ha avuto una copertura mediatica pressoché nulla, confermando così la tendenza nazionale a considerare il sistema pensionistico come un privilegio acquisito. Poco importa la sostenibilità del sistema e delle future generazioni.