La carestia
L’ONU ha di recente pubblicato un comunicato in cui denuncia la gravissima carestia che rischia il Tigrè, la regione dell’Etiopia dove è in corso da novembre una guerra tra l’esercito etiope e le milizie del Fronte di liberazione tigrino: l’Etiopia ha vinto contro il fronte, ma la guerriglia non si è mai davvero fermata. Secondo UNICEF e FAO è imminente una carestia in tutta la regione: si stima che 400 mila persone stiano già versando in condizioni tragiche. Queste persone sono collocate al livello 5, il più alto nella scala preposta a misurare i gradi di carestia: un modo politicamente corretto per indicare una circostanza che l’ONU stessa definisce “catastrofica”. È anche il dato più alto registrato in un singolo paese dalla carestia in Somalia del 2011. In tutto, circa 6 milioni di persone non hanno la possibilità di nutrirsi adeguatamente.

Lo scenario tigrino
La carestia è il risultato di otto mesi di combattimenti, che ha provocato la fuga di 2 milioni di persone. L’Onu ha accusato a più riprese le parti in conflitto di crimini di guerra, dichiarando che l’80% dei raccolti è stato distrutto volontariamente dai belligeranti. Dal secondo dopoguerra questa è la terza carestia per l’Etiopia.
Responsabilità del governo
Il governo etiope, guidato dal premio Nobel per la Pace (meritato?) Abiy Ahmed, ha sminuito la gravità della situazione, negando le responsabilità per la carestia e assicurando che permetterà l’accesso delle agenzie umanitarie. Migliaia di famiglie sono state uccise e molti abitanti della regione sono scappati verso il Sudan per timore di subire ingiurie o ritorsioni da parte dell’esercito etiope, in un clima di violenze etniche, stupri, violazioni di diritti umani.
Inoltre, il governo etiope ha rimandato le elezioni legislative, escludendo dal voto la regione del Tigray.

E la comunità internazionale?
Nonostante la gravità della crisi, le reazioni internazionali sono state troppo fredde. Dal G7 al vertice Nato, al bilaterale Biden-Putin, nessuno vuole intraprendere azioni militari e il governo etiope è un partner fondamentale nel Corno d’Africa. Come spesso accade, il continente nero è in fondo all’agenda politica dei “grandi”.