Divario di genere (anche) per le strade
Oggi parliamo di gender gap adottando una prospettiva diversa: quella toponomastica.
I nomi delle strade non sono meri elementi urbani con cui orientarsi, ma hanno un valore simbolico: sono il prodotto di una legittimazione del passato unita alla costruzione della memoria storica collettiva su quel passato.
Dalla Rivoluzione Francese alle proteste Black Lives Matter, spesso le politiche di cambiamento si accompagnano a richieste legate alla rinominazione di vie.
Nei capoluoghi italiani, sono 24.572 le strade intitolate, delle quali solo il 6.6% a donne.
Se escludiamo le sante, le strade intitolate a donne calano a 959: sono rari i nomi di storiche o politiche o partigiane cui è stata dedicata una via.
Il 93% delle vie nei capoluoghi regionali è intitolata ad un uomo.
Nel resto d’Italia, ogni 100 strade assegnate a uomini, circa 7 sono riservate a protagoniste femminili, di cui il 60% è rappresentato da sante.
Mentre Roma, per fare un esempio concreto, su 7.892 vie intestate a persone, ne dedica il 93,3% a uomini, agli antipodi della statistica si osservano Bolzano, con la percentuale maggiore, il 13% di strade intitolate a donne, e Aosta, dove le uniche 2 strade su 73 ricordano la crocerossina Ermelinda Ducler e l’antifascista Aurora Vuillerminaz.
Tra le figure femminili più registrate appare Grazia Deledda che, con il suo Nobel per la letteratura nel 1926, guadagna una citazione in tutti i 21 capoluoghi del Belpaese, attestandosi alla prima posizione della classifica come donna laica.

La necessità di affrontare il tema
È necessario affrontare questo tema? La risposta è sì! Ed è altrettanto necessario domandarsi chi, nell’odonomastica dell’Italia attuale, venga citato (o citata) e chi invece rimanga nell’oscurità.
Un divario così ampio riguarda tutte e tutti, e, peraltro, dice molto della società che l’ha generato, di quella in cui ora viviamo e, soprattutto, della società che consegneremo ai nostri posteri.
La prevalenza di protagonisti maschili nelle nostre strade testimonia non solo una sproporzione di genere ormai nota, ma anche un tratto che contribuisce a relegare ai margini della società il contributo femminile nella storia, nella cultura o nelle scienze.
Certo, non è sufficiente cambiare i nomi delle vie o delle piazze per costruire una società più giusta, però non ci si può non domandare quali immaginari collettivi si trasmettano quando il 93% dei nomi presenti nelle strade appartiene ad un uomo.
Le intitolazioni di vie e piazze commemorano e celebrano grandi personalità, ma è proprio attraverso di esse che scegliamo quali valori e modelli diffondere.
E allora perché non ripartire proprio dalla toponomastica per sensibilizzare su temi della parità e ridurre il divario di genere che grava sul territorio italiano?
Ciò non significa sfociare nell’iconoclastia, ma può declinarsi in una ricerca attiva di nuovi spazi urbani cui assegnare un nome, naturalmente femminile.
Alcune donne (laiche) celebri che potremmo trovare nelle vie delle nostre città
Rosalba Carriera
Rosalba Carriera fu pittrice, ritrattista e miniaturista. Cominciò la sua carriera artistica dipingendo tabacchiere con figure di dame, che divennero poi la sua fortuna, una volta trasposte nelle miniature su avorio.
Il suo nome compare in 5 città.
Ancilla Marighetto
Ancilla Marighetto è stata una partigiana italiana, medaglia d’oro al valore militare e alla memoria.
Il suo nome compare in 2 città soltanto.
Matilde Serao
Matilde Serao è stata una scrittrice e giornalista italiana.
In particolare, è stata la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano.
Negli anni ’20 fu candidata sei volte, senza mai ottenerlo, al premio Nobel per la letteratura.
Il suo nome compare in 7 città.