Nel recente decreto SalvaItalia non si parla solo di salvare il nostro Paese dalla crisi provocata dal corona-virus, ma anche della possibilità dello Stato di mettere le mani in pasta per salvare di nuovo la compagnia aerea italiana: Alitalia. L’idea è quella di costituire una nuova società (NEWCO) sotto il controllo del Ministero dell’Economia.
Come tutte le compagnie aeree, Alitalia è stata duramente colpita dalla pandemia quest’anno, ma negli ultimi quindici anni questa è la prima (pandemia)…

I numeri:
Se dovessimo contare tutte le volte che la società è fallita, perderemmo il conto; ma limitandoci alle quattro volte ufficiali, le perdite di risorse pubbliche registrate vanno ben oltre il milione al giorno.
L’ultima volta, Alitalia era stata salvata grazie a 400 milioni di prestito di soldi pubblici, precedentemente predisposti per finanziare “cose meno importanti”, come la sanità, la ricerca e l’istruzione. Erano stati già erogati 900 milioni dal Governo Gentiloni e altri da finanziamenti precedenti, che hanno portato il totale dei finanziamenti a 1,5 miliardi con un tasso di interesse al 10%.
“Alitalia non è risanabile senza sacrifici e senza una strategia per il futuro”
Romano Prodi
Oggettivamente, però, Alitalia ha dimostrato di non poter rimborsare nessuno di questi finanziamenti.
Il patrimonio massimo (netto) raggiunto dalla compagnia aerea è stato di 817 milioni di euro nel 1998 con una flotta di 160 aerei e 18.360 dipendenti. Ad oggi i dipendenti sono 11.132 e gli aerei 112, con una perdita antecedente alla pandemia di 600 milioni.
Attualmente, se si aggiungono alla somma i soldi per la NEWCO e quelli del decreto “Cura Italia”, si arriva ad un totale di 12 miliardi e 515 milioni di euro per finanziare il decollo di un altro (possibile, quasi certo) fallimento.
(Foto di copertina da Adnkronos)