È cominciato domenica e si è concluso martedì il congresso del Partito Conservatore britannico (Conservative Party Conference, #CPC2020), che si sarebbe dovuto inizialmente tenere a Birmingham, ma si è poi svolto virtualmente a causa del coronavirus.
Il 2020 è stato finora un anno molto difficile per il primo ministro Johnson: già si sapeva che la Gran Bretagna avrebbe dovuto affrontare le difficili negoziazioni con l’UE dopo la conclusione della Brexit; a queste si è poi aggiunta la pandemia di coronavirus nei confronti della quale il governo inglese non è riuscito a trovare una strategia efficiente, tanto che diverse aree del paese sono tornate in una situazione di lockdown parziale e i media britannici discutono del rischio che ciò possa accadere per tutto lo Stato. Come se non bastasse, secondo recenti sondaggi il partito laburista sarebbe tornato in vantaggio.

La successione al numero 10 di Downing Street la scorsa estate pare quindi non aver portato buoni frutti per i Tories, perciò questo congresso rappresentava per Johnson la possibilità di dimostrare che ha ancora dei progetti e l’energia per perseguirli.
Nel suo intervento ha respinto le accuse di aver “lost his mojo”, criticando chi ha affermato ciò di non volere che la Gran Bretagna ottenga buoni risultati; lui, al contrario, ritiene che da questa esperienza si possa imparare molto e migliorare la società britannica, perché la normalità pre-Covid era una situazione difettosa. Per spiegarlo ha fatto un paragone medico con la sua condizione personale: nei mesi scorsi Johnson è infatti risultato positivo al coronavirus e durante la degenza è molto dimagrito, accorgendosi di come la sua forma fisica non gli permettesse di avere una salute ottimale nonostante non sembrasse debole; allo stesso modo, la Gran Bretagna prima del Covid sembrava un paese solido e forte, ma in verità erano presenti delle questioni da tempo irrisolte (per esempio riguardo alle infrastrutture o al mercato della casa). Avendo capito i difetti profondi della Gran Bretagna non è possibile semplicemente ritornare alla normalità – concetto peraltro affermato da diversi leader mondiali – ed è invece necessario affrontare tali problematiche, motivo per cui lo slogan della convention è “build back better”. Il primo ministro ha quindi elencato alcuni degli interventi che ritiene più importanti: rafforzare il sistema sanitario (che già si trovava al centro del dibattito politico per la questione della sua privatizzazione), correggere il settore abitativo (cioè facilitando l’acquisto e la costruzione di case), combattere il crimine e aumentare le risorse per la polizia, investire nelle scuole e nella formazione per adulti, favorire la transizione alla green economy (puntando soprattutto sull’energia eolica e più precisamente sull’offshore wind, investendo £160m), investire nelle infrastrutture.
La parte successiva dell’intervento è stata invece rivolta contro i laburisti e gli indipendentisti scozzesi.
I primi sono stati accusati di voler aumentare la partecipazione attiva dello Stato nell’economia e nella società, mentre al contrario i Conservatori difendono le classiche politiche liberiste e si impegnano a fare in modo che sia facile investire privatamente in Gran Bretagna; Johnson riconosce che nei mesi scorsi il governo ha preso delle decisioni molto invadenti nella vita privata dei cittadini e addirittura se ne pente, ma la situazione non permetteva di agire altrimenti.
I secondi sono invece stati criticati perché vogliono dividere il paese, quando invece ora sarebbe il momento di essere più uniti e di agire insieme.
In conclusione Johnson ha esposto la sua visione di come potrebbe essere la Gran Bretagna una volta che tutte le misure presentate al congresso saranno messe in atto: uno Stato nel quale le infrastrutture saranno ecologiche, la tecnologia sarà al servizio degli individui, sarà possibile anche per i giovani avere case di proprietà in quartieri più sicuri, nei quali crescere la propria famiglia e poter investire per creare nuovi business senza dover per forza spostarsi nelle città. È cosciente del fatto che la pandemia non sia ancora stata superata, però la Gran Bretagna non può farsi fermare e “anche nei momenti più bui possiamo vedere il futuro radioso di fronte a noi, e possiamo vedere come costruirlo e lo costruiremo insieme”.
Questo suo grande ottimismo è stato però criticato: sicuramente molti sperano che la pandemia venga rapidamente superata, ma ciò non può permettere di evitare di prenderla in considerazione e di sognare già come sarà il futuro, soprattutto se tali sogni e promesse non sono accompagnati da informazioni dettagliate su come si intende metterli in atto. Un discorso con grandi promesse per un futuro migliore avrebbe potuto essere un successo per Johnson negli scorsi anni quando ancora aveva un ruolo non centrale nel partito, ma ora è primo ministro e sono necessarie spiegazioni più realistiche e realizzabili.
Johnson è stato anche criticato perché con questo discorso pare non avere capito qual è l’atteggiamento della nazione, al contrario presentandosi con il suo tipico atteggiamento connotato da grande ottimismo. Così facendo, non ha mai parlato delle decisioni prese dal suo governo nei precedenti mesi di pandemia e quindi non si è assolutamente scusato per eventuali errori commessi nell’affrontare la situazione, neppure mettendo in conto che tutto ciò potrebbe addirittura peggiorare.
Gli interventi di altri membri del governo
Johnson non è stato l’unico nome di rilievo a esprimersi durante la convention, anche altri importanti membri del gabinetto lo hanno fatto: di seguito un breve riassunto di quanto detto in ambito economico-finanziario, di immigrazione e di politica estera, temi molto importanti anche relativamente alla Brexit.
Del primo tema si è occupato Rishi Sunak, Cancelliere dello Scacchiere (Chancellor of the Exchequer, nome derivante dalla tradizione normanna del XII secolo circa, paragonabile al ministro delle finanze). Il suo approccio è stato però piuttosto diverso da quello del primo ministro perché ha ammesso la durezza della crisi sanitaria, nei confronti della quale l’azione del governo britannico è stata forte; nonostante ciò, si rende conto che non può “proteggere ogni lavoro o ogni attività”. Si dice pronto ad affrontare questa situazione che richiede di prendere scelte difficili, cosa che deve venire fatta però proteggendo le finanze pubbliche, perciò contenendo la spesa pubblica: questo aspetto si può ricollegare all’accusa mossa da Johnson alla volontà del Labour di implementare una maggiore azione statale. Leggendo tutto il discorso di Sunak ci sono però dei passaggi nei quali pare ritenere positiva una forte presenza e azione statale.
[…] And whilst we would not have wished for this burden, it has been for many, for the first time in their lives, a moment in which government ceased to be distant and abstract, but became real, and felt, and something of which people could be proud. […]
[…] Because even if this moment is more difficult than any you have ever faced, even if it feels like there is no hope, I am telling you that there is, and that the overwhelming might of the British state will be placed at your service. […]

Priti Patel, Segretaria di Stato per gli Affari Interni (Secretary of State for the Home Departement), è intervenuta con un discorso incentrato principalmente sullo sviluppo di un sistema “più deciso e più corretto per tutti”: i principali ambiti ai quali si è riferita sono stati il sostegno alla polizia e la riforma delle politiche d’asilo. Riguardo all’immigrazione ha affermato che per entrare in Gran Bretagna sarà implementato un sistema che renderà necessario ottenere un visto e terrà conto delle capacità degli individui anziché della loro provenienza; ha poi anche affermato che il sistema d’asilo difenderà chi è in fuga da prosecuzioni, oppressione o tirannia, modificandolo per fare in modo che tali individui possano ottenere un visto più rapidamente e con meno costi. A tratti è stata molto critica nei confronti dei laburisti, accusati di difendere il precedente sistema d’asilo che favorisce l’immigrazione incontrollata.

Il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, di Sviluppo e del Commonwealth (Secretary of State for Foreign, Commonwealth and Development Affairs) Dominic Raab si è concentrato sui rapporti con l’Unione Europea, con la quale la Gran Bretagna è impegnata nelle negoziazioni di accordi commerciali ora che il paese ha concluso la Brexit e si rapporta con il continente come tutti gli altri Stati terzi: il governo britannico vuole ottenere un accordo di libero scambio, ma tale accordo deve essere giusto e vantaggioso perché – sostiene – ormai l’Europa non può più costringere la Gran Bretagna a fare nulla (ha usato l’espressione “to be held over a barrel”, che significa venire messi in una posizione difficile e con poco margine di scelta). Inoltre, nel suo intervento ha parlato anche di come è stata affrontata la pandemia perché è stato lui a sostituire Johnson mentre il primo ministro era in ospedale, confessando di aver temuto che potesse morire.

(Foto da Il Riformista)