Calcoli geopolitici e ambientali in Germania
Dalla tornata elettorale tenutasi a fine settembre non è emerso alcun partito in grado di avere una maggioranza abbastanza ampia da poter governare da solo: come spesso accaduto, si deve formare un governo di coalizione. Le negoziazioni stanno coinvolgendo il SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschalnds), i Verdi (Bündnis 90/Die Grüne) e il FDP (Freie Demokratische Partei): se si concretizzassero darebbero vita a una coalizione “semaforo” (in tedesco Ampel, perché i colori dei partiti sono gli stessi delle luci di un semaforo).

In Germania il nome della coalizione di governo è ispirato ai colori dei partiti che la compongono.
Credits: t-online.de.
Anche un semaforo, però, per funzionare ha bisogno di energia elettrica: quale sarà la fonte energetica che, insieme alle rinnovabili, sarà ritenuta più adatta per sostenere il fabbisogno nazionale?
L’energia nucleare: in controtendenza?
Il 2022 dovrebbe essere l’anno in cui verrà completato il cosiddetto nuclear phase-out (in tedesco Atomausstieg), cioè lo spegnimento delle ultime centrali nucleari ancora attive. Si tratta di una decisione presa nel 2002 dal governo guidato dall’esponente SPD Schröder, in coalizione con i Verdi (il cui esponente Trittin ottenne il Ministero dell’Ambiente, della Protezione ambientale e della Sicurezza naturale), infatti il processo si trova nella sua fase conclusiva.

Non stupisce, dunque, che il programma elettorale del SPD preveda il completamento di queste procedure. Allo stesso modo anche i Verdi ritengono necessario smettere di utilizzare l’energia nucleare, non soltanto in ambito tedesco ma più in generale in tutta l’UE: nel loro programma elettorale propongono infatti di riformare l’Euratom.
Auch in der EU wollen wir den Einstieg in den Ausstieg vorantreiben. Wir setzen uns für eine Reform von Euratom, gegen die weitere Privilegierung oder neue Förderungen der Atomkraft, und für verbindliche Sicherheitsstandards aller Atomanlagen in Europa ein. So können alte und unsichere Reaktoren an Deutschlands Grenzen schnell vom Netz genommen werden. Einspruchsmöglichkeiten bei Neubau oder Laufzeitverlängerung von Atomanlagen in Europa wollen wir ausschöpfen und aus der gemeinsamen Haftung der Staaten für Atomunfälle aussteigen.
-Programma elettorale dei Verdi per le elezioni federali del 2021
[Anche in ambito europeo vogliamo proporre l’inizio della rinuncia. Proponiamo una riforma dell’Euratom, contro nuovi privilegi o sussidi all’energia nucleare e per standard di sicurezza vincolanti per tutte le centrali nucleari in Europa. Così facendo reattori vecchi e poco sicuri che si trovano vicini ai confini tedeschi potranno venire scollegati dalla rete elettrica. Vogliamo considerare la possibilità di obiettare alla costruzione o al prolungamento dell’utilizzo di centrali nucleari in Europa e superare il concetto di responsabilità condivisa tra gli Stati in caso di incidenti nucleari.]
Questa proposta di intervenire anche in ambito europeo rende evidente la controtendenza dell’approccio tedesco: recentemente un gruppo di 10 Stati (Francia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania) ha chiesto alla Commissione europea di includere anche l’energia nucleare tra le fonti energetiche considerate green e quindi alle quali possono venire indirizzati i sussidi previsti per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2. La richiesta di questo gruppo di Stati pare stia perlomeno portando l’UE a riflettere sulla possibilità di utilizzare l’energia nucleare nella transizione energetica, come dichiarato dalla Presidente della Commissione europea al termine del Consiglio europeo tenutosi negli scorsi giorni.
Una simile iniziativa pare irrealizzabile in Germania. Il processo di chiusura delle centrali è talmente avanzato che è impossibile anche solo posporlo, figurarsi fermarlo o proporre il contrario. Rispetto agli altri due partiti che potrebbero formare la coalizione di governo, il FDP ha una posizione meno netta contro l’energia nucleare: rendendosi però conto dell’impossibilità di mantenere attive le centrali in territorio tedesco, nel suo programma elettorale fa notare come il solare e l’eolico non riescano ancora da soli a sostituire il nucleare e il carbone, costringendo quindi a ricorrere ad altre soluzioni.
Kohle- und Atomausstieg und die zunehmende Einspeisung aus zeit- und wetterabhängig schwankender Wind- und Sonnenenergie stellen unser Energiesystem vor enorme Herausforderungen.
-Programma elettorale del FDP per le elezioni federali del 2021
[L’abbandono del carbone e del nucleare, insieme al crescente ricorso all’energia solare ed eolica che sono dipendenti dalle condizioni meteorologiche, pone enormi sfide al nostro sistema energetico.]
Il gas naturale: importa da chi importi
Siccome le energie rinnovabili non riescono ancora a sostenere il fabbisogno energetico nazionale tedesco, per sostenerle e per sostituire l’energia nucleare si ricorre anche al gas naturale. Per importarlo sono stati costruiti dei gasdotti provenienti dalla Russia che attraversano il Mar Baltico: si tratta del progetto Nord Stream, la cui parte originale è stata completata nel 2011, mentre nel 2021 la struttura è stata ampliata con il progetto Nord Stream 2. Vista l’importanza della Russia in questo ambito, il gas proveniente da tale Paese ha anche un ruolo politico che viene criticato da chi gradirebbe un ruolo meno influente di Mosca.

L’influenza russa è criticata dagli statunitensi, mentre la Germania negli ultimi anni non ha preso una posizione netta nella questione, ma non ha nemmeno interrotto la costruzione del gasdotto; probabilmente l’approccio non cambierà nemmeno con questo nuovo governo. Scholz – che nell’uscente governo Merkel ha ricoperto il ruolo di Ministro delle Finanze e di Vice-Cancelliere – ha provato a trovare un’intesa con gli USA: in una lettera non pubblica di agosto 2020 ha proposto al suo pari ruolo statunitense Mnuchin un accordo secondo il quale gli USA avrebbero permesso la conclusione del lavori al gasdotto (rallentati da sanzioni economiche americane imposte a gennaio 2021 e eliminate soltanto a maggio) e in cambio la Germania avrebbe investito fino a €1 miliardo in gas naturale liquefatto statunitense.
Questo tentativo è stato nei mesi scorsi criticato dai Verdi, i quali si oppongono fortemente al gasdotto, definendolo contrario sia agli interessi energetici che geostrategici dell’UE, oltre che una minaccia alla stabilità dell’Ucraina. Visto però il progredito stato dei lavori, pare ormai molto difficile bloccare la costruzione e rinunciare completamente al gasdotto: un altro esponente dei Verdi, Trittin (citato precedentemente relativamente alla questione della chiusura delle centrali nucleari), sostiene che sia ora più efficace ridurre l’importanza del gas nel fabbisogno energetico tedesco e quindi rendere il gasdotto superfluo.

Credits: Euractiv.
Nonostante le critiche ricevute in Germania, il governo è riuscito a trovare un’intesa con gli USA, i quali hanno tolto le sanzioni imposte a inizio anno e dunque permesso la continuazione dei lavori. I due Stati si impegnano a contrastare “aggressioni e azioni maligne” da parte della Russia, ricorrendo a sanzioni e anche ad altre opzioni: ciò riguarda anche i tentativi russi di sfruttare l’energia per propri fini e a riguardo viene esplicitamente nominato il gasdotto Nord Stream 2. Dal documento si capisce come gli USA abbiano accettato la richiesta della Germania chiedendo in cambio maggiore supporto agli Stati dell’Europa centro-orientale, in modo da contrastare l’influenza russa nell’area: si ritiene possibile farlo rafforzando le possibilità di tali Stati di essere meno dipendenti dalla Russia in ambito energetico. L’attenzione in tale parte dell’Europa è rivolta soprattutto verso l’Ucraina, a sostegno della quale la Germania accetta di chiedere che l’esportazione di gas europeo attraversi tale Paese anche dopo il 2024 (scadenza dell’attuale accordo, siglato nel 2019); viene anche dichiarato sostegno al forum Three Seas Initiative (del quale sono membri Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Austria, Slovenia e Croazia).
Durante la campagna elettorale sia Scholz che Laschet, candidato della CDU, hanno tenuto un approccio simile a quanto poi concluso nell’accordo con gli USA: è necessario concludere la costruzione del gasdotto, ma si potrebbe sospenderne il funzionamento se la Russia non dovesse rispettare gli accordi conclusi e soprattutto compiere azioni volte a indebolire l’Ucraina. Anche il partito FDP teme che il Nord Stream 2 possa continuare ad avere pesanti ripercussioni politiche e strategiche sull’Europa, ma, anziché bloccare il transito di gas solo qualora la Russia dovesse commettere azioni contro l’UE o i suoi partner, ritiene necessario da subito chiarire con Mosca alcune questioni (caso Navalny, diritti umani in Russia, ruolo dell’Ucraina come Paese di transito dell’export energetico russo), sospendendo i lavori al gasdotto finché non si trova un accordo con Mosca che le impedisca di sfruttare il gas per scopi politici. Tali decisioni non dovrebbero venire però prese solamente dalla Germania, bensì dall’UE: si tratterebbe di un primo passo per poi sviluppare una politica energetica comune.
La bolletta tedesca interessa a tutta Europa
In conclusione, la questione energetica sarà sicuramente influente sulla tenuta del (possibile) nuovo governo tedesco: probabilmente non tanto per quel che riguarda la questione nucleare, visto quanto è avanzata la Ausstieg, quanto piuttosto relativamente alle proposte dei partiti in merito all’utilizzo del gas naturale. La convinzione dei Verdi di rinunciarvi per ricorrere principalmente alle energie rinnovabili si scontrerà con la posizione meno netta del SPD, il quale la considera attualmente importante per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale. A ciò si aggiungono le relazioni internazionali, ambito in cui il gas naturale può venire usato come arma e relativamente alle quali il FDP pare voler agire in maniera piuttosto convinta.
Il modo in cui la Germania decide di approcciare questi temi deve interessare tutti gli Stati dell’UE. Relativamente al nucleare, l’opposizione tedesca può impedire che venga considerata green e quindi possa venire finanziata con fondi europei; ciò potrebbe portare gli Stati membri a preferire altre fonti energetiche. Per molti di essi il gas naturale ha un ruolo molto importante, ma lo Stato fornitore può avere pesanti ripercussioni su come si affrontano le questioni di politica estera. Il timore legato alla Germania è che i gasdotti provenienti dalla Russia potrebbero renderla restìa a non tollerare azioni russe contrarie al rispetto dell’ordinamento internazionale, non volendo rischiare ripercussioni sulle forniture di gas; ciò potrebbe di conseguenza indebolire l’UE, il cui Consiglio avrebbe ancora più difficoltà rispetto ad ora nel caso in cui dovesse prendere decisioni esemplari nei confronti di Mosca e/o di altri Stati autoritari con un ruolo importante in ambito energetico.