Il gioco delle parole non dette da parte della destra si trasforma in una minaccia concreta per il diritto all’aborto.
Tecnicamente non mentivano quando dicevano che non avrebbero toccato la legge 194, perché per limitare – o direttamente rendere reato – l’aborto basta approvare altre leggi che ne svuotino il contenuto.
La XIX legislatura è appena iniziata, ma la destra sta già modellando il leitmotiv di questi cinque anni. Anzi, di questi possibili cinque anni, considerando la già tormentata – per usare un eufemismo – trattativa per la formazione del futuro governo.
In meno di dieci giorni sono già stati depositati oltre 500 disegni di legge, ma qualcuno sta facendo discutere più degli altri. Si tratta di tre ddl proposti da Maurizio Gasparri, senatore ed ex storico volto forzista, che vanno a minare le basi del diritto all’aborto in Italia. Un diritto che già subisce forti limitazioni a causa dell’enorme numero di medici obiettori nelle cliniche della penisola, e che con l’ipotetica approvazione di queste leggi vedrebbe trasformarsi addirittura in un reato. È la terza volta che Gasparri mette in campo queste proposte, solo che questa volta la destra ha i numeri per approvarle. Ma andiamo con ordine.
I disegni di legge di Gasparri
Partiamo dalla proposta più “innocua”: l’istituzione della “Giornata della vita nascente”. Si tratta di un tassello della storica vulgata della destra che riguarda la beatificazione dei nascituri, che ha come sottotesto – ma senza alcuna influenza diretta – lo sdegno verso le pratiche abortive.
Il secondo sarebbe quello più grave. Il ddl n. 165 del Senato recita: “Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica del concepito”. Significa che le leggi si applicherebbero sin dal momento del concepimento. O meglio ancora: il diritto all’aborto si trasformerebbe nel reato di omicidio, in quanto al “concepito” viene riconosciuto lo status di essere vivente “già nato”.
Infine, il terzo ddl proposto da Gasparri andrebbe a creare il “reato di surrogazione di maternità commesso all’estero”, andando a deteriorare una legge che già presenta elementi discriminatori (infatti contestati dalla Corte Costituzionale), in quanto all’articolo 5 si legge: “possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”.
Le cose “non dette” sull’aborto
Dopo una campagna elettorale caratterizzata da frasi come “Non voglio modificare né abolire la legge 194 ma applicarla” o “Daremo il diritto di non abortire”, iniziano a emergere le volontà pratiche di Meloni & Co. Siamo davanti all’ennesima prova delle capacità da paroliere della destra. Infatti, possiamo dire che non abbiano mentito: non serviva modificare la 194 per annullarne la validità, bastava agire su binari paralleli. Ora, quelle accuse delle tanto additate femministe non suonano più a vuoto.
Certo, quella di Gasparri potrebbe essere solamente una provocazione, anche perché una legge del genere sarebbe subito posta sotto giudizio dalla Corte Costituzionale, la quale sicuramente definirebbe tale legge come incostituzionale. E, come ha detto lui, lo fa in onore di Carlo Casini, fondatore del Movimento per la Vita.
Ma ricordiamoci di una cosa: Gasparri è soltanto uno dei tanti di quella galassia che porta avanti idee simili, infatti sono già state presentante anche altre proposte anti-abortiste. Siamo veramente sicuri che questi diritti siano al sicuro?