Il 18 Aprile 1951, i rappresentati di Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo firmarono a Parigi gli accordi che avrebbero dato vita alla prima comunità europea, la Comunità Europea del carbone e dell’acciaio. Questa prima forma di integrazione fra gli Stati europei nasceva in anni difficili: la Seconda Guerra Mondiale era finita da solo 6 anni e il continente stava ancora cercando dalla guerra civile iniziata trent’anni prima, nel 1914, e che lo aveva portato ad un vero e proprio suicidio. 

Nonostante il trattato contasse sei parti, ossia sei Stati, esso riguardò in particolar modo due di quegli Stati membri originari e i loro rapporti storici e politici: Francia e Germania. Una breve ricerca su un libro di storia o su internet ci possono far comprendere l’importanza per queste due nazioni di un Trattato come quello della CECA, il quale prevedeva l’integrazione della produzione di carbone e acciaio, principali risorse con le quali all’epoca gli Stati muovevano guerra l’uno contro l’altro; la rivalità fra Francia e Germania risale ai tempi del Trattato di Verdun dell’843 d.C., quando l’impero carolingio venne diviso in tre regni. 

Una storia di rapporti complicati

Il regno dei Franchi Occidentale e il regno dei Franchi Orientale, rispettivamente la futura Francia e la futura Germania, diedero vita fin da subito ad una serie di tensioni reciproche per il controllo sia del titolo imperiale sia della leadership nel continente che si protrassero per tutto il Medioevo e oltre, sotto forma di rivalità franco – asburgica prima e franco –prussiana poi. 

Gli effetti del Trattato di Verdun (via Studia Rapido)

Ma i pessimi rapporti tra i due Stati raggiunsero il loro apice verso la fine dell’Ottocento: nel 1870, mentre Napoleone III viveva i suoi ultimi mesi da imperatore di Francia, la Prussia guidata da Guglielmo I e da Otto von Bismarck pianificava l’unificazione delle terre di lingua tedesca e questa riguardava anche la Francia. Con un escamotage, Bismarck riuscì ad indurre Napoleone III a dichiarare guerra alla Prussia, riunendo gli Stati tedeschi meridionali in un’alleanza militare a guida prussiana che inflisse una pesante sconfitta alla Francia durante la battaglia di Sedan. 

La guerra franco-prussiana ferì in profondità l’orgoglio nazionale francese, vittima di ben tre umiliazioni: la sconfitta militare, la perdita dell’Alsazia e di parte della Lorena che vennero annesse al Reich, e la proclamazione della nascita del Secondo Reich che avvenne nel palazzo di Versailles, occupato dall’esercito tedesco. L’orgoglio nazionale francese ferito diede vita al revanscismo, un atteggiamento di stampo nazionalistico che vedeva nella guerra l’unico modo per guarire la ferita inferta dalla Germania e per riconquistare i territori perduti. 

Orgoglio nazionalista

La volontà di rivincita francese fu una delle causa che portarono allo scoppio della Grande Guerra, ma fu cruciale anche dopo il conflitto, durante i trattati di pace di Versailles: le potenze vincitrici imposero delle pesanti condizioni per evitare una ripresa delle ostilità. La Germania, per volontà della Francia, fu costretta ad addossarsi le responsabilità del conflitto, a rinunciare al 13% dei suoi territori, fra cui l’Alsazia e la Lorena che tornarono alla Repubblica francese, ad accettare il pagamento di 132 miliardi di marchi oro e a vedere le proprie forze armate ridotte. 

I lavori per il Trattato di Versailles (via Wikipedia)

La rivincita francese era finalmente compiuta, ma l’ostilità fra le due nazioni era tutt’altro che finita: la pesante umiliazione e la disperazione generata dalle pessime condizioni economiche della Repubblica di Weimar, portarono il popolo tedesco a sviluppare un sentimento revanscista uguale e addirittura superiore rispetto a quello francese, incoraggiato in seguito anche dalla propaganda nazionalsocialista, creando un circolo vizioso che portò il continente, e in un secondo momento il mondo intero, nella Seconda Guerra Mondiale

Terminata la guerra, entrambe le nazioni si ritrovano in ginocchio; la Germania, in particolare, venne smembrata dalle potenze vincitrici in quattro zone di occupazione. La rivalità franco-tedesca, però, lasciò il posto a qualcos’altro: dopo la guerra il continente era stremato e bisognoso di ricostruzioni. Il peso delle due guerre mondiali, entrambe copiate in Europa, e la consapevolezza che gli Stati europei erano orami diventati degli attori di second’ordine rispetto alle grandi superpotenze rese chiara la necessità di cooperazione: fu Jean Monnet a proporre l’idea della CECA, un trattato che avrebbe reso qualunque guerra fra gli Stati parte impossibile, in quanto le produzioni di carbone e acciaio sarebbero state condivise fra i membri dell’accordo. 

La CECA, una prospettiva di pace

Per la prima volta Francia e Germania stipulavano un accordo che pose fine ad una rivalità che andava avanti ormai da secoli, ma le cose non finirono lì: nel 1958 avvenne il primo incontro di Colombey-Les-Deux-Eglises, ovvero il primo incontro fra de Gaulle e Adenauer, con il quale la Francia propose la creazione di un asse franco-tedesco, come motore per l’integrazione europea. In occasione della riunificazione tedesca, data la paura soprattutto francese del ritorno di una Germania forte economicamente, le venne proposto l’utilizzo di una moneta comune europea, cui aderì anche la Francia, rinunciando al marco. 

De Gaulle e Adenauer (via Startmag)

La coppia franco tedesca ha quindi seppellito l’ascia di guerra, essendo divenuta il principale motore dell’Unione Europea, ma di certo questo passo avanti è stato fatto per un tornaconto personale: riconoscendo di avere interessi diversi, ma irrealizzabili a causa di limitate risorse, esse hanno deciso di fingere di volersi bene per creare una situazione a entrambi favorevoli

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