E’ un sabato mattina, stai percorrendo spensierato le strade del tuo comune perchè, ahimè,  anche tu sei uno degli sfortunati intrappolati nella zona arancione, quand’ecco che la tua sorte nefasta si riscatta: trovi un portafoglio zeppo di banconote giacere inerme sulla strada. A primo acchito ringrazi l’ordine del cosmo, ricredendoti circa il tuo ateismo, fantasticando su come potrai spendere quei fior fior di quattrini. Tuttavia, poco dopo, ti si palesa la vecchia ed antipatica voce del grillo parlante, il quale ti ricorda che appropriandoti di un oggetto altrui stai commettendo del “male”. 

Cosa fai dunque? Sei messo alle strette, di fronte a te un bivio. 

Il nostro Amleto sceglie dapprima di prendere il portafogli. Egli, consapevole di star agendo scorrettamente, per non deludere l’idea del suo ego, quale quella di uomo onesto, giusto e civile, si addentra nel circolo vizioso del vero e proprio “parachuting sugli specchi”. Inizia ad autocompiacersi e a cercare di legittimare il suo illecito con mille giustificazioni quali: “Si ma era destino”, ”Questi soldi li dono alla Chiesa per pagare l’IMU – ah no!”, ”Meglio io che qualcun altro…”. 

Tuttavia, il vero dilemma non consiste tanto nella scelta tra prendere o meno il portafogli, quanto nella natura della motivazione se dovessimo optare per la seconda. E’ infatti il carattere di essa che costituisce la sostanziale ed abissale differenza tra etica e morale, termini spesso usati in modo intercambiabile.

Restituisco il portafogli perchè devo farlo o perchè è giusto? 

Se noi agissimo secondo morale, resistuiremmo l’oggetto perchè le norme civili e comportamentali imposte dalla società dove viviamo e che ci ha educati ce lo impongono. Questa scelta dunque non viene presa per onestà intellettuale o secondo ragione, bensì per fiducia cieca nei canoni civili tramandati. Essa è frutto di un’azione meccanica

Se invece restituissimo il portafogli perché coscienti che sia la cosa giusta da fare per nostra convinzione personale, liberi da dettami esterni, agiremmo secondo etica. 

La morte del libero arbitrio dietro all’azione morale viene ora sostituita dal volere individuale. Agiamo seguendo la nostra singola ragione, e non più preponendo a noi il giudizio collettivo. Diversamente dall’automatizzazione della morale, l’etica è frutto di una fatica intellettuale, che ci obbliga a trovare una risposta di fronte alla domanda “cos’è giusto che io faccia?”.  

Mutazione di ciò che è moralmente accettato

Lo sforzo individuale nel rispondere a tale interrogativo è stato motivo di forti cambiamenti sociali durante il corso della storia. E’ infatti proprio quando morale ed etica vengono in collisione che si verifica un’evoluzione della tradizione.

Prendiamo in esame la schiavitù: al giorno d’oggi questa pratica disumana è inconcepibile, ma per i colonialisti del diciottesimo secolo (dunque immagine delle realtà ritenute più avanzate dell’epoca) non era così. 

La mutazione della concezione di schiavitù da moralmente accettata a non, è l’esempio di come l’etica singola riesca ad influenzare la morale collettiva. Sono infatti le definizioni individuali di giusto e sbagliato, che scontrandosi con una discrepanza di ciò che i costumi considerano come tale binomio, a generare un cambiamento. E’ come se ad un certo punto non si riuscisse più a sopportare di vivere secondo norme e dogmi imposti dall’alto non condivisi.

Inoltre, la capacità  di influenzare gli altri fa sì che l’idea di uno diventi l’idea di molti, fino a radicarsi istituzionalmente.

Relazione tra etica e morale

Risulta particolarmente interessante la relazione tra etica e morale e la loro rispettiva sfera di influenza. Sebbene infatti la morale sia espressione di processi storici e dogmi tramandati di generazione in generazione, è inverosimile pensare che essa, pur essendo prodotto della collettività, non risenta dell’opinione di un singolo oppositore. Sono infatti le singole etiche di coloro che rinnegavano la schiavitù, che diffondendo la loro idea sono riuscite a mutare il mos maiorum della massa. Appare dunque determinante capire come la morale, sebbene insieme di regole dettate non dall’interiorità, risenta inevitabilmente dei pensieri dei singoli. 

Il binomio in chiave contemporanea

Citando dilemmi più attuali, ultimamente sono stati condotti dibattiti accesi e controversi circa la legalità dell’eutanasia. In Italia, sebbene molti singoli pensino che sia un diritto inderogabile dell’uomo quello di decidere del suo avvenire, perdipiù quando si tratta di porre fine alle sue sofferenza, la morte assistita rimane illegale. Fondamento di questa decisione è l’influenza della morale cristiana sulla società. Infatti nel credo cattolico, la vita è vista come dono di Dio, e dunque peccato abominevole il porle fine.

Appare dunque evidente come spesso etica e morale entrino in collisione tra di loro, e di come la religione, in quanto cemento culturale sia preponderante nell’affermazione della morale all’interno di una società. 

D’altro canto, bisogna anche puntualizzare che, come l’etica singola è in grado di influenzare la morale della massa, il pensiero dell’individuo spesso risente delle norme civili cui è a stretto contatto. Nelle realtà occidentali ad esempio, la poligamia è disprezzata; vista come una mancanza di rispetto e di fedeltà verso il proprio partner, etichettata come una forma di adulterio. In realtà come le Filippine, Singapore o Nigeria, invece i matrimoni poligami sono riconosciuti dallo Stato. Possiamo dunque affermare che per noi occidentali, la poligamia è condannata da un punto di vista individuale, poiché influenzati dal ripudio di questa usanza da parte della società dove viviamo.

Problemi di coppia

La morale in quanto prodotto della comunità ha i suoi vantaggi e limitazioni. Infatti, per quanto essa possa raggiungere la sua pienezza e migliorarsi costantemente, acquisendo nuovi dettagli con l’avanzare della storia e l’evoluzione di una società, essa può talvolta rivelare i cancri della società stessa. Contrariamente da quanto concepito dall’immaginario comune, una società in cui dilagano razzismo, disuguaglianza ed odio, può comunque dire di agire secondo morale se in tali principi consistono le sue norme civili. Per questo motivo, l’esistenza della morale non implica quella dell’etica. Si può vivere secondo morale, in quanto rispettosi dei costumi, ma essere poveri di etica, poiché di fronte ad un portafogli a terra, l’unica cosa che ci fermerebbe dal prenderlo sarebbe la fiducia cieca, non sentita però sinceramente, della norma del “non rubare”. 

Uno specchio

E’ nel dilemma tra etica e morale che si rivela di che pasta siamo fatti. Un banale gesto come quello sopra riportato del portafoglio può rivelarsi unità di misura di noi stessi. Tenuti a scegliere la strada migliore di fronte ad un bivio, mostriamo il nostro vero essere, la nostra natura privata, perché soli di fronte a tale decisione. 

L’essere consapevoli delle differenze tra questi due termini ci sprona a riflettere sul nostro ruolo all’interno della società, e soprattutto ad indagare circa la nostra incapacità di disporre di un’opinione critica e personale e di come dovremmo liberarci dalla velata fiducia cieca, facilmente paragonabile ad un paraocchi per cavalli, che assumiamo ogni volta che agiamo senza mettere in discussione la morale imposta dal sistema in cui siamo cullati. 

crediti immagine in copertina: Baritalia News

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