In seguito all’arresto del rapper Pablo Hasel, la Spagna è stata sconvolta da un’ondata di proteste per la difesa della libertà d’espressione. Sia a Madrid che a Barcellona, la polizia cerca di respingere le orde di manifestanti, provocando scontri e arresti.
Hasel è stato incriminato e condannato a nove mesi per aver “elogiato il terrorismo” ed ”oltraggio alla monarchia” attraverso i suoi testi. Queste le accuse ufficiali, che per molti, anche nella magistratura, entrano in conflitto con la libertà di espressione. Le dichiarazioni incriminate sono racchiuse in 11 tweet, ma sono sotto accusa anche le sue canzoni contro la monarchia. Il rapper 33enne si era barricato all’università di Lleida, in Catalogna, per evitare l’arresto.
Non il primo
Il caso Hasel non è di certo anomalo. In Spagna, infatti, oltre al conflitto socio-culturale che da sempre vede coinvolta la Catalogna, c’è anche un ripetuto tentativo da parte delle istituzioni di soffocare la libertà d’espressione, reprimendola attraverso l’incarceramento di politici e sostenitori dell’indipendentismo.

Altri rapper negli anni precedenti avevano già ricevuto condanne a tal proposito, come per Shadid de “la insurgencia” o per Valtonyc, di cui è stata confermata la pena pochi giorni fa. Amnesty ricorda che, a partire dal 2012, il governo ha iniziato a prendere delle misure sempre più restrittive, modificando l’ordinamento giuridico, volte a reprimere il dissenso, sia fisico che verbale in tutte le sue espressioni, in questo caso quella musicale.
“Questo governo ci vuole in silenzio ma noi non possiamo tacere – dice Xavi, un dimostrante – Siamo qui per protestare in sua difesa, perché Hasél ha detto solo quello che pensa. E guarda come ci ritroviamo adesso“. Una ragazza aggiunge: “Non c’è nessuna logica. Un tweet o una canzone, che oltretutto dicono la verità, non possono farti finire in galera“.
Pur essendo considerato una testa calda per le sue canzoni contro la monarchia, che esaltano il terrorismo dell’Eta e del Grapo (Grupos de Resistencia Antifascista Primero de Octubre), Hasél è diventato un simbolo della libertà d’espressione.
La nuova legge
Una campagna in sua difesa ha raccolto migliaia di firme, tra cui quella di Pedro Almodovar, Javier Bardem e molti altri artisti spagnoli. L’esecutivo ora punta a una revisione del codice penale che prevede sanzioni diverse dalla detenzione e solo per azioni che incitino esplicitamente alla violenza. Se approvata, la modifica potrebbe avere un effetto retroattivo sul caso Hasél.
Ci sorge spontaneo chiederci come sia possibile che un Paese europeo, che ha giurato fedeltà alla democrazia e al concetto di libertà, possa nella pratica comportarsi come un perfetto Stato totalitario, reprimendo il diritto di espressione, valore per cui i fondatori dell’Unione hanno tanto lottato nei secoli.