Una delle molteplici conseguenze del conflitto in corso tra Russia e Ucraina è stata certamente l’aumento del prezzo del petrolio. Un aumento che è risultato insostenibile in particolare per i Paesi in via di sviluppo come l’Ecuador, stato in cui alle parole sono seguiti i fatti, con manifestazioni organizzate dalla Confederazione delle Nazionalità Indigene Ecuadoriane (Conaie) nelle principali città del Paese.

L’intervento del presidente Lasso
Il Presidente Guillermo Lasso, dopo un paio di giorni in cui né la polizia né l’esercito sono riusciti a calmare le acque, ha dichiarato lo stato di emergenza in tre province del paese, tra cui quella della capitale Quito.
Uno stato di emergenza fortemente richiesto anche dalla compagnia petrolifera statale Petroecuador, dal momento che le proteste hanno portato all’occupazione di alcuni campi petroliferi, all’interruzione del pompaggio in sette impianti e a pesanti blocchi alla circolazione stradale che hanno impedito di rispettare i tempi di consegna delle forniture ai clienti.
In un messaggio a reti unificate Lasso ha inoltre annunciato l’introduzione di un coprifuoco tra le 22 e le 5, ha disposto un aumento dell’incentivo chiamato sviluppo umano per “alleviare la difficile situazione delle famiglie ecuadoriane” e ha ribadito il proprio impegno “per difendere la nostra capitale e il nostro paese”.

Il Capo di Stato ha poi sottolineato che tra la gente scesa nelle strade “ci sono cittadini onesti” che “manifestano per cause giuste” e “per questioni a cui ancora il governo non ha dato risposta”. Un ammissione delle proprie colpe e il riconoscimento di come le proteste non siano immotivate, anzi.
Le rivendicazioni della Conaie
La prima e più rilevante richiesta della Conaie mira ad un contenimento dei prezzi della benzina e ad una riduzione delle accise sul gas.
Le altre istanze presentate riguardano l’aumento dei fondi da destinare al sistema sanitario, la richiesta di un maggiore sostegno all’educazione (la Conaie ha denunciato che nel 2022 il governo nazionale ha operato tagli al fondo per l’educazione superiore di oltre 100 milioni di dollari) e di un maggiore impegno verso la lotta contro criminalità e narcotraffico.

Richieste da tempo sul tavolo del governo, che tuttavia non hai mai agito concretamente, eccezion fatta per l’arresto di Leonidas Iza, presidente della Conaie.
Iza, liberato dopo ventiquattr’ore, non si è però lasciato intimidire e ha annunciato che la “la lotta continuerà a partire dai territori indigeni, fino a quando il governo nazionale non risponderà alle richieste del movimento”.