Negli ultimi giorni abbiamo tutti visto le drammatiche e incomprensibili immagini dei combattimenti. I bombardamenti, i soprusi, le violenze, le uccisioni subite dagli ucraini hanno sconvolto tutto il mondo occidentale e sollevato unanime solidarietà verso il popolo ucraino.
Ma cosa ne pensa la controparte dei cittadini russi di questo conflitto? Durante la seconda settimana di febbraio la CNN ha condotto un sondaggio fra russi e ucraini (più di 1000 persone in entrambi i paesi) riguardo un eventuale guerra in Ucraina (in quei giorni l’invasione non era ancora cominciata), la legittimità della nazione ucraina, il rapporto fra i due popoli, l’opinione sul passato sovietico e sui leader dei due paesi.

Come è visto l’uso della forza?
Un russo su due risponde che sarebbe giustificato se la Russia usasse la forza militare per impedire all’Ucraina di entrare nella NATO e nel caso la Russia si senta minacciata da attività di forze straniere nei paesi dell’ex Unione Sovietica; rispettivamente alle due domande, il 25% e il 23% afferma che ciò non sarebbe giustificato; la parte restante non si esprime. Inoltre, i russi che giustificano un intervento militare per riunire la Russia all’Ucraina si abbassa al 36%, il 43% si dice contrario.
In base a questi numeri pare che la propaganda nazionalista del regime di Putin abbia attecchito. Secondo Orysia Lutsevych, ricercatrice del think tank britannico Chatham House, “Modern-day Russia has a syndrome of collapsing empires” e sostiene che la perdita dei territori ucraini è vista dai russi come un’ingiustizia storica da vendicare, anche con la forza. Non a caso, alla domanda se l’Unione Sovietica sia stata una cosa positiva o negativa, il 71% dei russi intervistati risponde “positiva”, contro solo il 34% degli ucraini.
Ricordiamo che il presidente russo Putin, nel suo discorso di lunedì che anticipava l’invasione, aveva esplicitamente dichiarato di non riconoscere la legittimità nazionale e la storia dell’Ucraina e da anni sostiene che russi e ucraini sono un solo popolo. Il contestuale riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche filorusse in Ucraina del Donetsk e del Luhansk è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Tornando al sondaggio, comprensibilmente solo un ucraino su dieci considera giustificato l’uso della forza nei tre casi sopra citati e bisogna comunque tenere conto che in quello che formalmente è territorio ucraino, le regioni di Crimea, Donetsk e Luhansk, abitano per la maggior parte persone etnicamente e culturalmente russe, tutt’altro che ostili al regime di Putin. Non sorprendentemente, nella zona ucraina del Donbass, abitata principalmente da filorussi, il 45% degli intervistati considera russi ed ucraini come un unico popolo, contro la media nazionale del 28%.

I due popoli
A tal proposito, l’indagine si è concentrata anche sul sentimento nazionale dei due popoli. È stato chiesto se russi ed ucraini vengono considerati come un unico popolo, il 64% dei cittadini russi risponde di sì, mentre due terzi degli ucraini fornisce la risposta contraria. Riguardo l’ipotesi che la Russia e l’Ucraina diventino un solo paese, i cittadini di entrambi gli stati sono per la maggior parte contrari (il 54% tra i russi e l’85% tra gli ucraini).
Una rappresentazione plastica di come venga considerata la nazione ucraina si è avuta nel discorso alla nazione tenuto da Putin lunedì 21 febbraio, nel quale aveva illustrato i pretesti per invadere l’Ucraina, oltre a riconoscere l’indipendenza del Donetsk e del Luhansk. Le sue dichiarazioni contenevano molti errori e forzature storiche: ha sostenuto che l’Ucraina moderna fu costruita interamente dalla Russia sovietica; ritiene che l’Ucraina non abbia una propria tradizione di nazione e una propria identità culturale e storica; ha ribadito ancora che considera russi ed ucraini un unico popolo, nonostante il paese con Kiev capitale abbia avuto un’autonoma evoluzione storica, per quanto intrecciata con quella russa. Putin in sostanza non ritiene l’Ucraina sia una vera nazione e la dipinge come un fantoccio in mano occidentale.
Propaganda di regime
La propaganda governativa e la repressione del dissenso sono essenziali al regime di Putin per assicurarsi il più ampio consenso popolare possibile. È interessante osservare la percezione dei cittadini russi riguardo a quello che fino a pochi giorni fa era “solo” un possibile conflitto: tre russi su quattro ritenevano improbabile che la Russia intraprendesse un’azione militare contro l’Ucraina, mentre il 13% lo considerava probabile; non sorprendentemente tra gli ucraini la percentuale di chi ha risposto “probabile” è del 42%. Allo stresso tempo, nonostante per poco più di metà dei russi è improbabile che l’Ucraina attacchi militarmente la Russia nel breve periodo, ben il 31% crede invece che questo sia uno scenario probabile (ricordiamo che il sondaggio è stato effettuato una settimana prima dell’inizio dell’invasione). Infine, il 65% dei russi risponde che ritiene probabile una risoluzione pacifica delle tensioni fra Russia e Ucraina (due su dieci la considerano improbabile).
In generale si riscontra una sottostima del pericolo e delle tensioni da parte della popolazione russa rispetto a quella ucraina, il che è comprensibile visto il precedente della de facto annessione della Crimea alla Federazione Russa nel 2014, anche se avvenuta sostanzialmente senza spargimento di sangue. I cittadini russi invece sono per lo più influenzati da un sistema di sistema di informazione non libero e fortemente controllato dal loro governo, che manipola l’opinione pubblica presentando una realtà distorta in chiave filo-governativa. La questione ucraina non fa eccezione: “Inside Russia the West is presented as a villain that is abusing Ukraine to undermine Russia’s greatness. In the event of Russian military aggression, Russia will be portrayed as fighting the US and NATO forces, and not killing its Slavic brothers” dice sempre Lutsevych.

Anche in questo momento i mass media russi stanno descrivendo quella che è una vera e propria invasione “vecchio stile” di un paese sovrano come un’operazione speciale per difendere gli abitanti del Donetsk e del Luhansk, così come è stata descritta dallo stesso Putin, il quale l’aveva giustificata con la volontà di proteggere le persone vittime di genocidio perpetrato dell’Ucraina e di demilitarizzazione e de-nazificazione il paese.
Alcuni conduttori televisivi hanno raccontato che è stata l’Ucraina ad entrare in guerra con la Russia e il Donbass e parlano dell’invasione come un’operazione di liberazione e difesa della popolazione del Donbass. In TV non vengono mostrare immagini degli attacchi e dei bombardamenti dell’esercito russo ed è molto presente, anche sui giornali, la retorica che accusa i media occidentali di diffondere falsità e l’Occidente di essere responsabile della crisi avendo aumentato la tensione. Non tutti le testate sono allineate alla propaganda putiniana, ma quelle che se ne discostano e che criticano il governo sono rare.

Più complicato del previsto
Ma questo potrebbe non essere sufficiente a Putin per conservare il consenso della popolazione attorno a sé. Alcuni analisti ritengono che la guerra appena iniziata non goda di ampio supporto da parte della popolazione, anzi prevalgono l’incredulità e lo shock, d’altronde i cittadini russi nei mesi scorsi non sono stati preparati dalla propaganda russa ad un’azione militare su larga scala. Soprattutto, le sanzioni decise dai paesi occidentali sono destinate a colpire pesantemente le imprese russe di tutte le dimensioni e l’economia in generale, il presidente russo non avrà gioco facile a giustificare questi costi ed incolpare i paesi occidentali quando le cose non vanno secondo i suoi piani potrebbe non bastare.
Infatti il dissenso verso la guerra in Ucraina si sta già manifestando in questi giorni nelle numerose proteste in atto in molte città russe, tra cui Mosca e San Pietroburgo. Migliaia di persone stanno scendendo in strada per chiedere lo stop della guerra, sfidando i divieti e le brutali repressioni della polizia, consce del rischio che corrono in un paese che non garantisce i diritti politici di cui godono le democrazie. Finora sono stati arrestati più di 3000 manifestanti.