Da un anno a questa parte siamo bombardati da informazioni riguardo terapie intensive, ricoveri, insufficienze respiratorie, vaccini e tutte le problematiche fisiche dovute al covid-19, e non facciamo altro che parlarne. In più, con il prolungarsi delle limitazioni e chiusure delle attività economiche l’attenzione dell’opinione pubblica e della politica si è spostata, giustamente, anche sulle conseguenze economiche e occupazionali delle misure restrittive.
Ma temo che ci stiamo perdendo un pezzo fondamentale di questa crisi: la salute mentale e il benessere psicologico che si sgretolano a causa di una vita sociale per molti quasi azzerata, che solo ora sembra poter riprendere in simil-normalità; di inevitabili incertezze riguardo il futuro nel breve termine; di una quotidianità stravolta che non dà punti di riferimento; di un innaturale modo di relazionarsi con gli altri; della difficoltà di accumulare nuove esperienze e stimoli, qualsiasi essi siano.

La situazione in Italia
Disturbi mentali di varia entità e criticità erano ovviamente già molto diffusi nel nostro paese, il coronavirus non ha fatto altro che aumentarne e aggravarne i casi. Il presidente dell’Ordine psicologi David Lazzari sottolinea che il 25,5% degli italiani ha difficoltà psicologiche e l’AIFA riporta come durante la pandemia la vendita di antidepressivi sia aumentata del 18%. Secondo l’ISTAT e la rivista Nature, dal 2019 al 2020 i casi di depressione sono passati dal 6 al 17.3%, quelli di ansia dal 11 al 21%, quelli di stress dal 2,3 al 37,7%.
Una delle categorie più colpite da malessere psicologico è quella dei giovani (bambini, ragazzi, giovani adulti), spesso usati come strumento di propaganda dalla politica quando fa comodo, ma poi ignorati quando si presenta la necessità di creare un contesto ed un ambiente a loro favorevole, da tutti i punti di vista.
Basti pensare alla scarsa concretezza con cui si affrontano le fragilità del sistema scolastico italiano di ogni ordine e grado, inoltre la chiusura delle scuole e il conseguente spostamento in DAD sono fattori che influenzano in modo determinante la conduzione di una vita serena: un’indagine IPSOS condotta per Save the Children su adolescenti dai 14 ai 18 anni rivela come il 31% di loro ha sofferto di un aumento di stanchezza, il 17% di incertezza e il 15% di ansia.
Si deve migliorare
La tentazione di paragonare l’Italia ad altri paesi europei è forte. È notizia di qualche settimane fa che il governo francese garantirà 10 visite dallo psicologo gratis alle persone tra i 3 e i 17 anni e nonostante questo intervento rappresenti solo una pezza ad un problema vasto e complesso, sottolinea secondo me una maggiore attenzione rispetto al nostro paese verso il benessere dei più giovani.
[…] la Francia ha un uso sociale della psicologia. A differenza degli altri Paesi, l’Italia invece non ha un numero di psicologi nella sanità pubblica adeguato: uno ogni 12 mila abitanti, di fronte a una media Ue di uno ogni 2500.
ha affermato Lazzari

A titolo di esempio, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) approvato dal parlamento italiano il tema della salute mentale non viene neanche menzionato. Eppure, c’è il rischio che nell’immediato futuro ci si dovrà occupare di una fetta di popolazione affetta da fragilità psicologiche diventata ormai troppo vasta.
Uno sforzo collettivo
Sentiamo continuamente discorsi sulla ripartenza e sull’Italia di domani, ma perché ciò diventi realtà vanno affrontate tutte le criticità della vita di un individuo nella società, anche quelle più “scomode”, quelle di cui si cerca di non parlare. Buona cosa sarebbe fare tutti uno sforzo per cercare di rompere lo stigma che spesso ancora esiste riguardo al malessere psicologico. Non c’è solo la politica che deve attivarsi e prendersi cura dei suoi cittadini, la questione è anche culturale e può essere risolta solo applicando la giusta sensibilità e attenzione nella vita di tutti i giorni.