Ormai è ufficiale, benchè il sospetto aleggiasse già da qualche tempo: Luigi Di Maio ha abbandonato il Movimento 5 Stelle. Le situazioni interne ed esterne del partito non ottimali, le tensioni con Conte, la fiducia quasi cieca a Draghi, sono stati tutti elementi che hanno portato a questa separazione. Di Maio dovrà reiventarsi e provare, una volta per tutte, di saper essere un leader forte ed autorevole.
Le avvisaglie della crisi
Da diversi mesi il Movimento 5 Stelle ha dimostrato di non essere più forte e vitale come in precedenza. Ingeneroso è il confronto con le politiche del 2018, dopo le quali i parlamentari pentastellati ammontavano a 339. Da allora sono stati numerosi i fuoriusciti, ma la perdita più grande è certamente quella recente di Luigi Di Maio, una delle anime del partito. La sensazione è che il ministro degli esteri si sia trovato in una situazione di sofferenza nei confronti del nuovo presidente del Movimento, Giuseppe Conte, eletto, non senza polemiche e problemi ad agosto 2021. Di Maio, da grande fautore dell’avvocato del popolo e suo primo estimatore, negli ultimi mesi si è trovato più volte in rotta di collisione con l’ex-premier. Basti pensare al momento delle Quirinarie, quando la linea del movimento si spaccò tra chi, seguendo Di Maio, sosteneva Draghi come Presidente della Repubblica e chi, sulla scorta di Conte, strizzava l’occhio ad Elisabetta Belloni.
Il casus belli: la risoluzione al senato
L’ultimo strappo è avvenuto in occasione dell’ultima risoluzione del Senato in merito alla guerra in Ucraina. I 5 Stelle, seguendo Conte, mostravano i propri dubbi sull’effettivo coinvolgimento della Camere rispetto all’azione del Governo. La riottosità del Movimento, che prendeva di mira anche al ministro grillino Di Maio, è stata bollata dallo stesso capo della Farnesina come un tentativo di riguadagnare qualche punto nei sondaggi. Insomma, la versione governista di Di Maio, si è prodigato nel difendere a spada tratta l’esecutivo. Il 21 giugno, durante una conferenza stampa, Luigi di Maio ha quindi confermato la sua uscita dal Movimento, insieme ad altri 62 parlamentari, che andranno a formare le fila, perlomeno alla Camera, di un nuovo gruppo chiamato “Insieme per il futuro”.

Il momento della verità
La nascita di un gruppo autonomo è una vera e propria prova per Luigi Di Maio, chiamato a dimostrare le proprie capacità di leader. In questi anni, pur ricoprendo sempre incarichi di prestigio, non ha sempre saputo rispettare le aspettative che molti dei suoi elettori potevano avere. Da vice-premier è spesso stato all’ombra di Salvini, all’interno del Movimento ha sofferto prima le critiche di Alessandro Di Battista e più recentemente l’ascesa di Giuseppe Conte che lo ha appunto spinto alla scissione. La nuova avventura di Insieme per il futuro sarà la prova del fuoco per dimostrare se Di Maio può essere un vero leader e agire come tale o se continuerà a muovere le proprie pedine influenzato dalle decisioni altrui. Tutto questo insieme allo sviluppo della sua indole governista, quasi da fedelissimo di Draghi, che lo ha portato a essere parte integrante di quel sistema che tanto ha criticato in passato.