È da poco uscita su Netflix la terza e ultima stagione di Derry Girls, sitcom irlandese che racconta la vita di un gruppo di adolescenti nordirlandesi durante i difficili anni ’90. Le protagoniste sono quattro ragazze e un ragazzo (il femminile sovraesteso è voluto proprio perché nella serie James, l’unico maschio del gruppo, viene considerato alla stregua delle altre ragazze e tutti si appellano a loro come “girls”) che vivono a Londonderry, città dell’Irlanda del Nord a maggioranza cattolica, scenario della tristemente nota Bloody Sunday.

Frequentano un collegio cattolico gestito da una suora intransigente ma caustica ed ironica e devono confrontarsi con i problemi adolescenziali propri di tutte le epoche e i luoghi, considerando però poi che la situazione politica e sociale di sfondo è parecchio tesa, sono gli anni dell’IRA e della guerra a bassa intensità.

(Credits: Ireland.com)

I protagonisti sono originali e divertentissimi: Erin, decisa ed egoriferita aspirante intellettuale; la cugina Orla, bizzarra e sopra le righe; Clare, iperansiosa perfezionista; Michelle, la più esuberante del gruppo, molti dei guai che devono affrontare le ragazze sono causati proprio da lei e James, il cugino di Michelle, trattato a pesci in faccia da tutti e mai ascoltato perché maschio e per di più inglese. Sui personaggi secondari, che poi tanto secondari non sono, ci sarebbe da fare un discorso a parte, ma basti dire che sono tutti divertenti e molto ben caratterizzati.

Not another Teen Drama…

Derry Girls però non è una sitcom/teen drama come le altre, la differenza più evidente fin dal primo episodio sta nella centralità che assume l’amicizia nella vicenda; quando pensiamo ai teen drama, anche i più recenti e “illuminati” (penso ad esempio a Sex Education), non possiamo non notare come l’amicizia sia sì un tema sempre presente ma comunque secondario; il centro sono sempre e comunque le relazioni di coppia, certo oggi non per forza eterosessuali ma pur sempre di coppia.

Credits: You Tube

La presa di coscienza del/dei protagonisti avviene sempre in qualche modo tramite la scoperta dell’altro inteso nell’ottica di una relazione a due e romantica. Tutte le sitcom/teen drama vengono ricordate per una coppia: Seth – Summer e Marissa – Ryan di The OC, Chuck – Blair e Serena – Dan in Gossip Girl, El – Mike di Stranger Things, per non parlare di Skam in cui ogni stagione è basata su una coppia.

Che ce l’avesse con tutte queste sitcom di coppia Lanthimos quando ha girato The Lobster? Inquietante film distopico in cui ogni single è costretto a trovare un/una partner, altrimenti diventerà preda di una vera e propria caccia ai single. Ciò che Lanthimos critica è l’assetto della nostra società, dove essere in coppia sembra essere l’unica possibilità veramente soddisfacente.

Un mondo fatto per due, ma non solo

È vero che il nostro è un mondo fatto per due come le confezioni dello yogurt, è vero che il rapporto romantico a due è mitizzato più di ogni altra cosa, tanto da essere presentato spesso come il fine ultimo e unico a cui tendere, e i film e le serie tv non fanno altro che propugnare questa immagine, non solo quelli per adolescenti ovviamente. In Derry Girls tutto questo non c’è, non ci sono coppie, non ci sono innamoramenti, se non cotte passeggere che lasciano il tempo che trovano, ma c’è qualcosa di molto più vero: l’amicizia.

(Credits: Hall of Series)

Non è forse vero che quel tizio con cui stavamo al liceo ormai non lo vediamo da anni e non sappiamo niente di lui se non per quello che posta su Instagram? E non è forse vero che invece alcune delle amicizie che sono nate sui banchi di scuola sono tutt’ora in piedi e non riusciremmo a farne a meno? Nonostante gli anni passati, la distanza fisica e le diverse strade intraprese. Allora chi lo dice che l’amore (romantico) è più importante? Siamo spinti a pensare che l’amicizia sia una valore secondario e che saremo completi solo in due perché la nostra società ci impone di pensarci come esseri programmati per due, perché a quanto pare durante l’evoluzione a un certo punto è stato meglio che fosse così. Ma oggi, nell’epoca che proclamiamo fluida, dove, non tutti certo, ma parte di noi sta rendendosi conto che la coppia etero non deve per forza essere un’istituzione granitica su cui si deve basare il mondo intero, potremmo anche renderci conto che forse l’amore romantico non deve essere il centro e fine ultimo della nostra esistenza, e che forse, soprattutto in certe fasi della crescita, l’amicizia è un valore molto più importante e solido. E Derry Girls ci insegna questo, questo gruppo litiga spesso e nessuno la pensa mai allo stesso modo ma quando arrivano sfide importanti e momenti difficili si stringe compatto più di qualsiasi coppia di qualsiasi teen drama: bellissima è la scena in cui le ragazze credono che James debba tornare in Inghilterra, certo è sempre bistrattato e zittito ma ormai fa parte delle girls, e lui, che alla fine non deve più trasferirsi e può rimanere con loro torna urlando “I’m a Derry Girl”. O ancora migliore è la scena strappalacrime dell’ultima puntata della terza stagione in cui una delle ragazze viene colpita da un lutto (no a ulteriori spoiler) e tutte le altre, vestite da angeli per la notte di Halloween si stringono intorno a lei proteggendola con le loro ali piumate (qui fiumi di lacrime sono stati prodotti ndr).  

Empowerment? No grazie

(Credits: Tell-Tale TV)

Il fatto che nessuna delle ragazze abbia l’aspirazione di trovare il principe azzurro inoltre fa sì che questo sia un racconto femminile parecchio innovativo. Le giovani protagoniste non stanno sempre a parlare di maschi e vestiti, come per anni ci hanno mostrato i chicks movies et similia, ma parlano di tutto, non per forza nel senso di un empowerment forzato proposto a volte da chi infondo (ma neanche tanto) pensa che una donna per valere debba essere come un uomo, ma semplicemente nel senso che queste ragazzine fanno quello che va loro di fare: sono spensierate, a volte incoscienti, avventate, a volte serie e mature e preoccupate per il loro futuro.

Non si preoccupano del loro aspetto, di quello che gli altri pensano di loro. In tutte le serie adolescenziali c’è un momento in cui una ragazza si sente troppo grassa o si vede le gambe brutte o si dispera perché un ragazzo preferisce una più bella di lei; in Derry Girls no, le protagoniste sono tutte fisicamente diverse, forse nessuna è canonicamente definibile come bella but who cares? Questo sembrano volerci dire. Che questo racconto innovativo, che non esiterei a definire in tutto e per tutto femminista, sia da considerare uno schiaffo al patriarcato? Forse no, però niente non è. E poi si ride.

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