“Il referendum sul taglio dei parlamentari dà vita a uno scontro generazionale: over 50 per il Sì, giovani per il No”: così titola un articolo di TPI del 15 settembre. L’esito di un sondaggio ha fatto emergere come, anche questa volta, sarà la fascia più anziana della popolazione a decidere per i più giovani, quelli cioè che dovranno subirne per più a lungo le conseguenze, e questa cosa mi manda su tutte le furie. Sarà che sono 4 votazioni su 4 che mi schiero dalla parte di chi perde, sarà che la mia disillusione su un’Italia che si rialza si fonda sul buon senso (carente, ahimè) delle persone, sarà che su di me e i miei con-generazionali graverà tutta la malagestione dei conti pubblici dall’inizio dell’età repubblicana: ma io sono stufo che il voto dei giovani venga surclassato così tanto dall’egoismo sfrenato dell’elettore medio.
Sia chiaro, non sostengo minimamente l’abolizione del suffragio universale o comunque l’abolizione del voto per chi ha raggiunto un’età avanzata; tuttavia, ritengo che coloro che si lasciano andare a sensazionalismi ed egoismi vari debbano essere “riconvertiti” a cittadini modello. Perché ben si sa che l’elettore medio è ignorante, soprattutto nel senso che “ignora” ciò che accade al di fuori del proprio giardino, ciò che accadrà nei prossimi anni, ciò che tangerà le generazioni dopo di lui.
Questa, per l’appunto, ignoranza ha portato ad un esito imbarazzante al referendum dello scorso fine settimana, ad un taglio della rappresentanza insensato poiché privo di alcuna legge elettorale che potesse renderlo un minimo più ragionevole. A nulla sono serviti i discorsi logico-politologici del “fronte del No” per far comprendere che i veri problemi della nostra democrazia risiedono nel nostro bicameralismo perfetto – vero scoglio che impedisce un iter legislativo più fluido ed efficace – e nella vasta presenza di partiti anti-establishment e filofascisti – i quali, tra l’altro, hanno promosso questo referendum. Per non parlare poi dell’inefficienza del nostro sistema giudiziario, il più lento d’Europa. O della tragica condizione dei nostri conti pubblici, che sicuramente non troveranno un equilibrio grazie al “risparmio” ottenuto dall’eliminazione di 345 seggi parlamentari.
In Italia manca lungimiranza, manca un’idea del “domani”, quel domani che è fatto dai giovani di oggi. Quei giovani che vengono trattati con sufficienza quando esprimono le proprie idee perché “sei giovane e non capisci ancora come funzionano le cose”. Quei giovani che si appassionano alla politica e all’attualità ma che vengono taciuti perché “la politica è una cosa da grandi”. Quei giovani che vengono sfruttati nel mondo del lavoro perché “devi fare gavetta, per ora 600 € al mese ti bastano”. Quei giovani che hanno tanta voglia di fare ma vengono demonizzati su qualsiasi canale mediatico. Quesi giovani che sono il futuro, ma che in molti, pur essendo stati giovani loro stessi, non l’hanno capito.
Diamo spazio ai giovani, diamo spazio al futuro.
(Foto di SDCMilano)