Negli ultimi giorni abbiamo visto spopolare sui social foto con l’hashtag #diamociunamano, spesso condivise da moltissimi volti noti come Fedez, Elodie e tante altre persone – famose e non – per mostrare sostegno al ddl Zan. La proposta di legge, il “ddl Zan“, approvata già ad ottobre scorso alla Camera, deve essere presentata al Senato: tuttavia, la calendarizzazione della discussione sta venendo continuamente osteggiata dal leghista Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia al Senato. 

Ma, nello specifico, cosa comporta questa legge? È davvero un progetto mirato a combattere le discriminazioni o è, come dicono alcuni esponenti della destra, una legge liberticida che nega il diritto di espressione e pensiero? Per rispondere a questa domanda, andiamo ad analizzarne il contenuto.

Le novità

Innanzitutto, bisogna dire che la proposta di legge prende il nome dal suo relatore, il deputato Alessandro Zan (PD), esponente della comunità LGBTQ+ italiana. Il disegno di legge che porta il suo nome si chiama esattamente “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, una definizione ampia che non si limita alla sola comunità arcobaleno. 

Nel ddl Zan, viene specificato infatti che

per sesso si intende il sesso biolo­gico o anagrafico; per genere si intende qualunque ma­nifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; per identità di genere si intende l’i­dentificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corri­spondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.

Se la legge venisse approvata in Senato, la legge Mancino (che si occupa di punire gli atti discriminatori) comprenderebbe pure queste categorie, ci sarebbe l’istituzionalizzazione di una giornata nazionale contro le discriminazioni – il 17 maggio, cioè coincidente con quella internazionale – ed infine si avrebbe uno stanziamento di quattro milioni di euro annui per iniziative culturali volte a contrastare le discriminazioni. 

L’opposizione

Il punto più discusso è sicuramente l’introduzione dell’aggravante discriminatoria, designata come “liberticida” dalla destra conservatrice. Infatti, per alcuni esponenti (in primis Pillon) questa legge andrebbe a negare il diritto di parola, cosa non vera in quanto l’espressione di opinioni non è punita, bensì lo è la minaccia o istigazione alla violenza verso la data comunità.

(via Gayburg)

Sempre l’opposizione ritiene che esistono già delle leggi che tutelano i diritti sociali di quelle categorie: è vero che esistono, ma queste minoranze non godono di pari diritti delle altre categorie di persone. Insomma, le motivazioni usate per bloccare la proposta di legge sono esclusivamente propagandistiche, scuse semplicistiche usate per nascondere (ma neanche troppo) la natura omotransfobica della posizione conservatrice.

Certo è che il ddl Zan non è sufficiente a porre fine ai crimini d’odio, ma sicuramente è un primo passo verso quell’obiettivo.

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