Tra una settimana si terrà la COP26. Ancora una volta, più che parole sono richieste azioni

L’orologio biologico della terra sta scandendo gli anni. Quanti ne mancano se effettivamente non si pone un freno alle emissioni e se non tentiamo, quanto meno, di arginare il cambiamento climatico?

Tra l’1 e il 12 novembre, si terrà la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, conosciuta anche come COP26. Una città simbolo quella che ospiterà il vertice, che riflette a pieno l’impegno del Regno Unito di combattere la crisi climatica: Glasgow.

L’appuntamento, di livello globale, costringerà i Paesi a presentare dei piani effettivi per rispettare l’Accordo di Parigi del 2015.

“Piani effettivi” che sostituiscono la parola “drasticità”, se si considera che gli obiettivi principali sono quelli di azzerare le emissioni nette entro il 2050 e limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C. Si parla di mettere mano a somme importanti che, seppur necessarie, non tutti possiedono. Anche per questo motivo le economie più avanziate forniranno aiuti economici ai Paesi in via di sviluppo.

Per raggiungere dei risultati così ambiziosi, ogni Paese dovrà investire le proprie risorse nello sviluppo nazionale e nell’utilizzo delle energie rinnovabili, ridurre la deforestazione e accelerare la propria uscita da un’economia energetica basata sul carbone.

Pre-COP 2021

Argomenti che sono già stati trattati alla pre-COP di Milano, tenutasi tra il 28 settembre e il 2 ottobre. Ad aprire l’agenda è stato l’evento Youth4Climate: due giovani per ognuno dei 197 Paesi membri della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici si sono riuniti in gruppi di lavoro per elaborare proposte di intervento ai delegati delle diverse rappresentazioni.

Il 30 settembre, i giovani attivisti hanno incontrato le ministre e i ministri presentando loro suggerimenti su come scongiurare il disastro ecologico.

Stessa pre-COP finita su giornali e telegiornali, non per la fitta agenda di incontri in vista della COP26 scozzese, ma per le proteste che hanno coinvolto un centinaio di ragazzi. I manifestanti hanno bloccato l’accesso al Mico (Milano Convention Center) con striscioni e cartelli, fin quando non sono intervenute le forze dell’ordine, con cui ci sono stati momenti di tensione prima che fosse liberata la strada.

Le motivazioni alla fine sono le stesse che spingono i leader mondiali a riunirsi: il cambiamento climatico sta modificando il nostro pianeta e ci sta uccidendo. Infatti, quello da chiarire è che, anche se la terra potrà vivere altri milioni di anni, sono i nostri figli che non avranno un futuro.

Le conseguenze del cambiamento climatico

Ogni anno, per influenza diretta o indiretta del cambiamento climatico, muoiono 5 milioni di persone nel mondo. Incendi, siccità, alluvioni, tsunami, tornado… continuiamo ad inquinare e la qualità dell’aria peggiora, l’acqua si contamina e con essa contaminiamo le coltivazioni.

Di conseguenza la qualità di ciò che mangiamo e beviamo peggiorerà gradualmente, senza considerare l’aumento della malnutrizione nelle zone già più povere del pianeta. Le malattie dilagheranno più velocemente e le morti aumenteranno.

Visione eccessivamente pessimistica ed esagerata? Forse sì, ma la terra è vita e in quanto tale sta attuando sistemi di autoconservazione che prevedono il contingentamento dell’organismo che la sta distruggendo. Quell’organismo siamo noi.

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Di Chiara Ciatti

Neo-trentina dalla C aspirata; vivo di sport, femminismo e caffè. Sono una studentessa universitaria polemica, con sempre la macchina fotografica in una mano e il passaporto nell'altra. Fast è il progetto che credo mi aiuti ad esprimermi al meglio.

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